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Cinque giornalisti assassinati in un mese in Honduras: dove sono i titoli? |
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2 aprile 2010 - Jean-Guy Allard www.granma.cu
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Cinque giornalisti assassinati in Honduras in marzo, 150 esecuzioni extragiudiziali dal colpo di Stato del 28 giugno, tutte attribuite agli organismi di repressione e paramilitari assunti dal regime, non sono sufficienti a richiamare l'attenzione della stampa commerciale del continente, che si scaglia contro Cuba e Venezuela.
Mentre, la macchina di propaganda del Dipartimento di Stato sostenuta dalle agenzie internazionali, le catene internazionali della stampa commerciale e la loro rete di clienti regionali, moltiplica i titoli contro le nazioni progressiva e riporta la violenza in Honduras fuori del suo contesto politico; la resistenza honduregna richiede a gran voce manifestazioni di solidarietà internazionale di fronte alle esecuzioni commesse giornalmente dall'apparato repressivo articolato dai golpisti.
Nei giorni scorsi, tanto il Fronte Nazionale della Resistenza Popolare (FNRP) come il Collettivo di Artisti in Resistenza e altre organizzazioni hanno emesso condanne dell’escalation di violenza scatenata dal governo di "Pepe" Lobo con un enorme saldo tra morti e feriti.
La stampa dell'Honduras è stata la prima vittima dell'ondata di omicidi delle ultime settimane. Il 1 marzo è stato colpito il giornalista Joseph Hernandez e ferita la collega Carol Cabrera, il 10 è stato assassinato David Enrique Meza, lunedì 15 Nahum Palacios Arteaga, mentre Jose Bayardo Mairena e Manuel de Jesus Juarez sono stati giustiziati venerdì 27 marzo.
Un altro giornalista, José Alemán, ha dovuto abbandonare precipitosamente il paese dopo che uomini armati hanno tentato di assassinarlo in piena strada dopo aver sparato contro casa sua. Per colmo, gli agenti di una stazione di polizia, dove ha cercato rifugio gli hanno detto che non erano in grado di garantire la sua sicurezza.
I gruppi di resistenza hanno denunciato il segretario alla sicurezza, Oscar Alvarez, responsabile del sistema di repressione ereditato dal regime dittatoriale di Roberto Micheletti, che rimane in piena attività.
Poco dopo l'assalto alla Casa Presidenziale da parte dei golpisti, il 28 giugno 2009, quando il presidente Manuel Zelaya fu sorpreso in casa sua e espulso dal paese, con la complicità degli Stati Uniti, diversi mezzi di comunicazione, tra cui Radio Globo e Canale 36 furono chiusi in selvaggi raid.
D'altra parte, i proprietari dei principali mezzi di comunicazione facevano parte del complotto. Non solo hanno dato, a Micheletti, un sostegno assoluto, ma il rappresentante principale di questa stampa di ultra destra, Jorge Canahuati, ha pagato di tasca propria la campagna di pressione che si è allora sviluppata, in Washington, a favore della dittatura.
In quanto agli auto-proclamati "difensori della stampa", come Reporter senza frontiere, il Comitato per la Protezione dei Giornalisti, la Società Interamericana della Stampa osservano una discrezione diametralmente opposto all'atteggiamento costantemente aggressivo e politicizzato dimostrato contro Cuba e Venezuela, che solo conferma il loro rapporto con l'apparato di intelligence degli Stati Uniti.
Richiama l'attenzione come da parte di queste organizzazioni, che si beneficiano di una copertura integrale da parte delle grandi agenzie di stampa, si eviti, a tutti i costi, politicizzare le loro discrete richieste d’investigazioni dirette alle stesse autorità dell'Honduras che, secondo la resistenza popolare, generano il massacro.
Per la Piattaforma per i diritti umani, si tratta di una "strategia del terrore, immobilizzazione e persecuzione contro gli oppositori al colpo di Stato e il governo de facto" di fronte a cui si chiede "l'intervento della comunità internazionale e degli organismi internazionali dei diritti umani perché l'attuale regime fermi questa ondata di criminalità e indaghi sulle morti” delle vittime.
Per evitare il crollo del suo regime golpista, Micheletti e i suoi complici sono ricorsi a criminali come Billy Joya creatore, con i suoi consiglieri nord americani de "I Cobra", commando d'elite addestrati per uccidere, e membro veterano del Battaglione 3-16 creato dalla CIA, che ha perseguitati, torturato e fatto scomparire centinaia di honduregni nella guerra sporca degli anni ottanta.
Joya ha lavorato agli ordini dell'ambasciatore ed ufficiale CIA John Negroponte che ha diretto la Contra del Nicaragua dall’Ambasciata USA a Tegucigalpa.
Coinvolto nel coordinamento del colpo di stato del giugno scorso, John Negroponte, sta attualmente lavorando come consulente della Segretaria di Stato, Hillary Clinton.
A Miami, dove si trova la colonia degli ex leader corrotti, torturatori e assassini più grande del continente, il silenzio mediatico è quasi assoluto, come quello de politici, che appena pochi mesi si recavano a Tegucigalpa per lodare Micheletti.
Nessuna inchiesta riguardo le aggressioni contro i giornalisti, dal colpo di Stato, ha portato all'arresto di un solo sospetto.
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