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IL TRADUTTORE SI SCUSA PER GLI ERRORI |
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I precedenti L'ultimo assassinio di un giornalista a Cuba: da dove venne l'ordine? Il "Capo n. 24" della polizia di Batista a L'Avana, Orlando "Gallo Ronco" Marrero, assassinò Carlos Bastidas in una operazione coordinata da Pilar Garcia sotto la direzione del colonnello Orlando Piedra Negueruela, uomo di fiducia di Batista, capo del temuto Burò d’ Investigazione e principale interlocutore dell’FBI nord americano nell'isola. |
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13 maggio 2010 - Jean-Guy Allard www.granma.cu
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Di nazionalità ecuadoriano, il giovane giornalista Carlos Bastidas, già a 21 anni aveva lavorato con l'agenzia nordamericana Associated Press, e successivamente coperto gli avvenimenti in Ungheria del 1956 e il crollo della dittatura di Rojas Pinilla in Colombia e Perez Jimenez in Venezuela.
La ricercatrice e giornalista Aleida Godinez Soler riferisce come, poco prima di viaggiare a Cuba "conobbe a Caracas il giornalista argentino Jorge Ricardo Masetti" e come "i due sono stati presi prigionieri". Fu lo stesso Masetti che avvertì l'ambasciatore ecuadoriano che "andasse personalmente a tirar fuori Bastidas dal carcere, dove vi rimase più di 30 giorni".
Poche settimane più tardi, Bastidas si riunirà nuovamente con Masetti, a Cuba, in territorio liberato della Sierra Maestra, dove si identificherà come Recio Atahualpa - il ribelle Inca - quando collaborava con la stazione emittente della guerriglia. Vi rimase diverse settimane con le truppe rivoluzionarie e riuscì a intervistare il suo leader Fidel Castro, i cui concetti esaltanti sul futuro di Cuba e dell'America esibirà sempre con grande ammirazione.
Racconta il suo biografo Jaun Marrero (Avventure di Atahualpa Recio, Pablo de la Torriente 2008) come Bastidas tornò a L'Avana domenica 11 maggio, visitò il Collegio Provinciale dei Giornalisti, andò all'ambasciata dell'Ecuador e prese soggiorno presso l’Hotel Pasaje, nel Centro Habana, al fine di dopo continuare verso gli Stati Uniti dopo un ultimo contatto con i membri del Movimento 26 de Julio.
Eventi successivi portano a sospettare che Bastidas - che all’uscita dal Venezuela tentò andare nella Repubblica Dominicana dove gli fu rifiutato l'ingresso – si trovava, forse dallo stesso momento del suo ingresso nel paese, nelle mira della polizia di Batista che era in stretto contatto con l'intelligence nordamericana.
In quel fatidico martedì 13 Maggio, 1958, Bastidas si diresse al bar Cachet Bastidas, calle Prado, tra la calle Nettuno e Virtudes, con il giovane Luis Gómez Balado, figlio della proprietaria dell'albergo dove alloggiava.
Giornalisti di Radio Reloj racconteranno, più tardi, che monitoravano la radio della polizia, come loro solito, quando sentirono un interscambio che confermava il livello di attenzione a cui era oggetto il giornalista straniero.
La comunicazione radio si sviluppò tra l’auto della pattuglia n°35 del Generale Pilar García, noto assassino del regime, e il veicolo del Capo n° 24, "Gallo Ronco" Marrero. Il sicario, allora, segnalava al suo capo che "l'uomo (Bastidas) è nel bar Cachet". In termini convenuti, ricevette l’ordine di giustiziare il "sospetto".
Marrero poi entrò nel bar Cachet, si avvicinò a Bastidas e cominciò a offenderlo. Sorpreso da questa aggressione verbale, il giovane giornalista stava per replicare, quando il sicario lo colpì. Bastidas cadde al suolo. Marrero allora tirò fuori la pistola e sparò tre colpi alla testa prima di uscire dal locale così come era entrato, lasciando i presenti paralizzati dalla paura. Poco dopo, i giornalisti di Radio Reloj ascoltarono "Gallo Ronco", con la sua caratteristica voce. "Missione compiuta" annunciò freddamente il sicario al suo capo.
"Era logico che Piedra andassea proteggere Marrero"
Dopo l’assassinio del giovane giornalista straniero, delle proteste della sua famiglia e della rappresenta diplomatica dell’Ecuador come della comunità di giornalisti a L'Avana e all'estero, oltre alle ripercussioni nella stampa internazionale, il regime presentò, alcuni giorni dopo, la sua versione distorta del delitto.
Il Capo Orlando Marrero fu formalmente accusato davanti ad un tribunale militare. "Ci fu una farsa di processo militare dove si stabilì che l'assassino stava. eseguendo gli ordini di Pilar Garcia, uno dei più sanguinari capi militari della tirannia" riferisce Ernesto Carmona, giornalista e scrittore cileno, che ha studiato le circostanze del caso. Lo stratagemma funzionò come previsto. "Gallo Ronco” fu assolto da ogni sospetto. Dietro la farsa giudiziaria, si trovava il colonnello Orlando Piedra Negueruela.
"Si seppe della morte di Bastidas ma generalmente di questi assassini, neppure si parlava. La stampa era completamente controllata. In effetti, era logico che Orlando Piedra proteggesse Marrero ... " ricorda Alberto Zúñiga, un combattente rivoluzionario che ha dovuto subire, sulla propria carne, gli abusi di questi personaggi.
"Ho sentito parlare di questo Gallo Ronco" dice. "C'erano molti sicari come lui. Ogni capo aveva la sua banda di assassini. Capi come Pilar García, Esteban Ventura, Lutgarda Martin Perez, Conrado Carratelá. Ma la maggior parte di questi assassini aveva a che fare con l'Ufficio di Piedra".
Piedra, dal 10 marzo 1952, quando entra, con Batista, scortato da una dozzina di persecutori della polizia de L'Avana, nel Campo Columbia, non ha mancato di accumulare posizioni strategiche nell'apparato repressivo della dittatura.
Batista successivamente lo nomina Capo del Burò d’Investigazione - "una sorta di FBI nazionale con poteri illimitati" dice Zuniga – e del servizio Segreto del Palazzo Presidenziale.
Piedra convertirà in campo di tortura l’antica caserma del V Distretto Militare, con filo spinato elettrificato che dava al luogo l'aspetto sinistro dei campi nazisti. Nelle oscure celle di quella installazione, sono stati mutilati sino alla morte decine di giovani rivoluzionari - spesso sotto gli occhi dello stesso Piedra che "godeva". Secondo testimoni, gli dava piacere assistere alle torture condotte dai suoi tirapiedi.
In un'intervista nella sua casa al Vedado, Zuniga precisa come "il Burò d’Investigazione aveva stretti rapporti con l'FBI". Costantemente questo dipartimento della polizia della dittatura scambiava informazioni ed ufficiali degli Stati Uniti apparivano, regolarmente, per "consultazioni" in questi uffici della polizia di Batista.
In effetti, la CIA e l'FBI penetravano l'intero apparato della polizia di Batista, dove i più importanti capi provenivano dalle forze armate, i cui ufficiali di maggior rango sfilavano per la tristemente celebre Scuola delle Americhe , l'accademia militare del terrore per le cui aule sono passati migliaia di dittatori, torturatori e assassini dell’America Latina.
Con lo scandaloso potere dimostrato dai successivi ambasciatori USA e l’attiva onnipresenza in tutte le sfere della vita nazionale, Piedra gestiva gli organi della repressione a livello nazionale in costante consultazione con i suoi "colleghi" del Nord.
In questi anni, il Burò d’Investigazione di Piedra ebbe come Secondo capo Mariano Faget Diaz. Zuniga, il vecchio combattente, ricorda come "un giorno, essendo io prigioniero, dopo avermi torturato a botte, (Faget) cercava come attrarmi. Improvvisamente mi ha buttato: "Guarda, io sono un colonnello dell’ FBI". Poi trasse di tasca un distintivo e un identificativo della polizia federale degli Stati Uniti e mi assicurò che egli era "qui a Cuba perché ci sono ufficiali che sono deboli e possono essere attratti dal comunismo internazionale".
"Faget mi annunciò che presto sarebbe venuto il vice presidente USA, Richard Nixon, che si sarebbe creato un Ufficio per la Repressione delle Attività Comuniste (BRAC) e sarebbe stato nominato capo di questo corpo di polizia" ciò che di fatto si verificò mesi dopo.
Cospirando con gli assassini di Kennedy
Rifugiato a Miami, dopo un breve soggiorno nella Repubblica Dominicana di Trujillo, con Batista (a cui rimarrà fedele fino alla morte), Piedra si unirà all'Operazione 40 organizzata dalla CIA in parallelo con la fallita Baia dei Porci, in vista di realizzare un massacro sistematico dei "castristi" sull'isola.
Nel suo libro “1963: Il complotto” (Ocean Press), l'ex capo dei servizi segreti cubani, il generale in pensione Fabian Escalante, ha segnalato come Luis Posada Carriles e Guillermo Novo Sampol, ora entrambi a Miami, così come Orlando Bosch, liberato il 20 luglio 1990 dal presidente George Bush, figurano nell'elenco, fatto a Cuba, dei sospetti nel complotto per assassinare il Presidente USA John F. Kennedy.
Escalante ha descritto come in quello stesso periodo si riunirono con Orlando Piedra altri elementi terroristici legati alla CIA come Frank Sturgis, Howard Hunt, "Tony" Cuesta, Eladio del Valle, Joaquín Sanjenis, Manuel Artime, Antonio Veciana.
Il nome di Piedra comparirà in un’agenda sequestrata a Lee Harvey Oswald, accusato dall'FBI dell’'assassinio di Kennedy. Di fatto, l'interrogatorio del sospettato cubano, da parte della polizia federale, non diede alcun risultato.
Durante tutti i suoi anni come capo dei servizi più strategici della polizia segreta di Batista, è lui è che coordina personalmente le operazioni di controllo delle attività rivoluzionarie all'estero. E lo fa in costante coordinamento con la CIA e l'FBI.
Quando Fidel ei suoi uomini sono in Messico, Piedra cura personalmente l'operazione poliziesca che vigila sui movimenti in preparazione della spedizione del Granma, sempre in collaborazione con l'intelligence degli Stati Uniti.
Da dove venne l'ordine di uccidere Carlos Bastidas nelle ultime ore della sua permanenza sull'isola? Perché fu assunta, a Cuba, questa responsabilità nonostante le prevedibili ripercussioni internazionali di tale crimine, quando il giovane reporter stava per lasciare l'isola? A quale interesse primariamente rispondeva l’ eliminazione di un giornalista noto per la sua perspicacia ed onestà ma anche per la sua attiva simpatia verso i noti rivoluzionari del continente?
Potrebbe essere il crimine l’iniziativa propria di un alto funzionario della polizia Batista o si fece su suggerimento di chi conservava Bastidas nel suo fascicolo latino americano? Dopo Caracas e Santo Domingo, non era l’Havana il luogo idoneo per sbarazzarsi di questo giornalista che disturbava, se si poteva sempre contare sulla buona disposizione di Piedra e del suo apparato di morte?
Quanti segreti sono nascosti negli archivi più segreti dei "servizi" imperiali che non si riescono a declassificare, più di mezzo secolo dopo i fatti!
In una interessante nota pubblicata in occasione del 50° anniversario del delitto del giornalista e martire dell'Ecuador, il collega cileno Carmona, dopo aver ricordato i fatti, ha concluso: "Carlos Bastidas Arguello fu l'ultimo giornalista ucciso a Cuba, ma la sua morte non fu mai condannata da Reporter Senza Frontiere e la Società Interamericana della Stampa, come neppure avvenne per la scomparsa, la tortura e l'assassinio di quasi un migliaio di giornalisti latino americani durante gli ultimi quattro decenni ".
Sotto protezione dell'Impero
Nonostante le richieste, da parte del governo cubano all’ Ambasciata USA, dopo la fuga di Orlando Piedra, Pilar Garcia e Orlando Marrero Suarez e centinaia di loro simili, tutti hanno ricevuto rifugio e protezione da parte del governo degli Stati Uniti.
Il "Capo No. 24”, Orlando J.E. Marrero Suarez alias "Gallo Ronco", il sicario di Carlos Bastidas Arguello, l'ultimo giornalista ucciso a Cuba, ha ricevuto rifugio e protezione dal governo degli Stati Uniti fino alla sua morte a Miami il 16 Maggio 2004, ad 85 anni. Sicario della squadra personale di Pilar Garcia, abbandonò l'isola per Miami, Stati Uniti, il primo gennaio 1959, al crollo del regime dittatoriale di Fulgencio Batista. Qualche giorno più tardi fu segnalato come "profugo" dalle autorità rivoluzionarie, non comparendo davanti alle nuove autorità, come fu ordinato agli ufficiali di Batista. Al momento della sua morte, l'assassino viveva in una casa della 25th Street di Miami. Contattati, membri della sua famiglia si rifiutarono di rispondere alle domande.
In quanto a Pilar Garcia, morì nell'ottobre 1960 per un attacco di cuore, a 62 anni di età. La sua famiglia si astenne dall’annunciare annunciare pubblicamente la morte.
La morte di Orlando Piedra è, almeno, enigmatica. Il 21 giugno 1999, un cablo della UPI segnalava come dal giorno prima, la polizia di Miami investigava in quali circostanze Orlando Piedra, 81enne, fosse caduto dal suo letto, mentre era ricoverato al Waterford Convalescent Center, in Hialeah Gardens. Piedra è stato allora portato a Palmetto General Hospital con fratture al naso e alle ossa facciali e lacerazioni. Membri dello staff medico hanno sostenuto che le sue ferite erano state causate da percosse, mentre la moglie attribuiva l'incidente ad una possibile vendetta, ricordando il passato di suo marito. Orlando Eleno Piedra Negueruela, ex capo del criminale apparato di repressione di Fulgencio Batista, responsabile della tortura e della morte di centinaia di giovani combattenti rivoluzionari, è morto il 12 luglio. Il suo decesso è stato annunciato una settimana dopo, in 10 righe, dalla stampa locale. Non ci fu seguito all’investigazione.
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