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IL TRADUTTORE SI SCUSA PER GLI ERRORI

 

Analisi

Le risorse dell’

opposizione

 

 

28 marzo 2010 - Rafael Hernández www.cubadebate.cu

 

 

Processo


Gli scioperi della fame e i suicidi giustificati da forti convinzioni morali, ideologiche, patriottiche o religiose tendono a impattare la coscienza della gente. Da Bobby Sands e gli altri 10 giovani dell’
Esercito Repubblicano Irlandese morti nelle carceri britanniche nel 1981 fino ai i numerosi casi di prigionieri politici baschi e anarchici, che protestavano, lo scorso gennaio, a causa dei maltrattamenti carcerari o manipolazioni politiche delle autorità giudiziarie e degli apparati di polizia in Spagna e Francia, la questione dello sciopero della fame e del suo significato non ha lasciato di essere presente sulla scena pubblica degli ultimi decenni.

In questa prospettiva, il caso del dissidente cubano
Orlando Zapata, morto il 23 febbraio a seguito di uno sciopero della fame o del suo attuale emulo, Guillermo Fariñas, non sono eventi insoliti. La morte di Zapata costituisce una tragedia umana, ma questo non spiega come sia diventata una cause celebre. Se si vuole intenderla nel suo contesto - cosa difficile nel diluvio di opinioni che inondano i media - è necessario fare un passo indietro rispetto alle  notizie ed esaminare alcune questioni centrali. Cosa sono i gruppi dissidenti cubani? Qual è l'attuale contesto politico nazionale ed internazionale dell'isola? Quali fattori influenzano le particolari reazioni degli attori politici in Europa e negli Stati Uniti prima dell’evento? Come la "stampa internazionale" contribuisce a costruire il problema? Cosa aspettarsi dalla politica verso i dissidenti cubani?
 


"Micropartiti"
 


Questi gruppi di opposizione non sono essenzialmente differenti dall’esilio cubano per metodi e obiettivi. Neppure le più potenti organizzazioni anticastriste a Miami e New Jersey oggi sostengono la guerra con bombe e gruppi armati. Dissidenti ed esilio non sono d'accordo su tutto (per esempio, il blocco degli Stati Uniti), ma condividono un obiettivo comune (sostituire il sistema con un modello capitalistico), un comune denominatore ideologico (l'anticatrismo e l’antisocialismo) e gli stessi alleati (gli Stati Uniti , i governi e partiti anticomunisti in Europa e in altri paesi).

La loro natura politica non si risolve con l’aggettivo di "mercenari", perché è probabile che molti,  benché ricevano denaro dagli Stati Uniti, abbiano genuine convinzioni ideologiche. Sotto l'ombrello della "convergenza democratica" dei dissidenti pullulano interessi, personalità e correnti, anche "socialdemocratiche", ma l’asse di gravità tende ad essere di centro-destra. Anche se questo spiega, in parte, la sua mancanza di radici nella società cubana, la principale causa di difficoltà deriva da due essenziali vuoti politici: leadership e  legittimità.

A differenza delle organizzazioni anti-comunista degli anni Sessanta, con una base sociale e politica e un'ideologia coerente, i dissidenti non sono ancorati nella società civile: sono carenti di influenza nelle organizzazioni religiosi o nella classe operaia, come in Polonia, di prestigiosi intellettuali organici, come in Cecoslovacchia, di un avallo di lotta contro regimi odiosi o corrotti, come in Romania. Se così fosse, incarnerebbero movimenti di ampio impatto. Non sono "società civile", ma micro partiti di opposizione.

Naturale che le minoranze giochino un ruolo politico, e che un piccolo gruppo possa convertirsi in un grande movimento sociale. Quindi, perché i dissidenti non richiamano settori più ampi ? Considererei tre ragioni principali.

In primo luogo, la maggior parte delle loro critiche al sistema sono già parte del dibattito tra gli altri cubani, socialisti o no. Supporre che i dissidenti sono le voci solitarie ed eroiche che si arrischiano a segnalare errori e fare denunce al governo rivela ignoranza sulla Cuba di oggi. Il dissenso oggi si dispiega dentro (e fuori) delle istituzioni, il movimento intellettuale, i vari media, le organizzazioni sociali, religiose e culturali, e la stessa militanza politica.

In secondo luogo, le loro proposte non costituiscono un programma economico e politico coerente, ma una serie di vaghe parole d'ordine ideologiche ("riconciliazione nazionale", “rafforzamento della società civile", "pluralismo") e di classiche misure di liberalizzazione economica già conosciute, da 20 anni, in America Latina. Prendere il Progetto Varela per un serio piano di riforma politica basata sulla Costituzione del 1992, rivela non averlo letto con attenzione, ma soprattutto non conoscere la portata delle questioni nel dibattito pubblico reale: decentralizzazione, partecipazione ed controllo politico effettivo del Potere Popolare sulla burocrazia, riordinamento e efficienza della gestione economica, espansione del settore non statale, estensione della cooperativizzazione recupero dei livelli di reddito a seconda del lavoro e del potere d'acquisto, fine delle sovvenzioni generalizzate e gratuità, nuove politiche sociali per i settori più vulnerabili, riflesso dell'opinione pubblica nei media, ampliamento degli spazi di libertà di espressione,  rafforzamento dell'ordine costituzionale e di diritto, democratizzazione reale delle istituzioni (comprese quelle politiche).

In terzo luogo, è molto difficile che un cubano (non importa se simpatizzi o meno per Fidel e Raul Castro o condivida gli ideali socialisti) consideri legittimi gruppi sostenuti dagli Stati Uniti, dai partiti europei e le più potenti forze dell’ esilio, la cui carriera come campioni di democrazia e libertà cubane non sono molto convincenti.

Invece delle ragioni sopra esposte, si attribuisce la mancanza di sostegno dei dissidenti all'efficacia degli apparati di sicurezza cubana (senza dubbio efficaci), e soprattutto all'ignoranza, l'isolamento, la rassegnazione e la paura dei poveri cubani. Questo ragionamento coloniale presuppone la passività e la rassegnazione come caratteristiche della cultura politica cubana, qualcosa difficile da provare a partire dalla storia degli ultimi due secoli.
 


La scacchiera del potere  
 


Così l’attuale reazione in Europa e Stati Uniti risponde alla "mancanza di informazione"? Vediamo cosa dicono sui i dissidenti, i loro centri di intelligence a L'Avana? Qual è l’apprezzamento dei suoi diplomatici sulla leadership, coerenza ideologica, integrità, validità politica di questi gruppi? Come li giudicano (realmente) gli stessi corrispondenti stranieri presenti sull'isola, che  registrano le loro peripezie, ogni settimana, in obbedienza alle “esigenze della direzione del giornale”? Se questi informano così come a me lo raccontano, m’immagino che queste cancellerie e commissioni per le relazioni estere sono consapevoli del terreno che calpestano.

Se è così, le sonanti dichiarazioni di  governi e partiti politici non rispondono a nessuna società civile di Holguin o Santa Clara, ma ai loro stessi interessi, lotte tra partiti e strategie elettorali nei loro rispettivi paesi. Non c'è da stupirsi, perché un funzionario sia autorizzato ad incontrare il governo cubano,  spesso un requisito è che si incontri con i dissidenti. In questo modo si garantisce l'effetto mediatico, che l'opposizione esibisce come trofeo e il governo come un casco protettore.

Se Guillermo Fariñas o altri dissidenti sono entrati, molte altre volte, in sciopero della fame, perché questa risonanza ora? Offuscati dalla dalla propaganda sui
blogger, i dissidenti tornano alla ribalta con la morte di Zapata, ma soprattutto in una peculiare congiuntura internazionale per l'isola. Nonostante i suoi limitati risultati, il dialogo tra Washington e L'Avana è avanzato più nell’ultimo anno rispetto ai 10 precedenti: si sono riannodati i dialoghi in materia di migrazione e di corrispondenza diretta; gruppi semiufficiali esplorano possibilità di cooperazione nell’intercettazione della droga, senza levare le restrizioni imposte da Bush nel 2005, si sono tornati a concedere i visti ad accademici ed artisti, correnti in seno al Congresso tentano di ripristinare la libertà, degli statunitensi, di recarsi nell'isola.

Inoltre, malgrado la
"posizione comune" adottata alla fine del 1996, la politica dell'Unione Europea, guidata dalla Spagna, aveva sostanzialmente migliorato il rapporto con il governo di Raul Castro, dal giugno 2008, revocando le sanzioni imposte nel 2003. Questo cambiamento si é propiziato anche per i crescenti  legami tra Cuba e il resto della regione, non solo con  governi di sinistra e di centro-sinistra, ma altri, come quello del Messico.

Che potrebbe accadere – si chiedevano in privato alcuni esperti poche  settimane fa – per  interferire in questo raprochment? La risposta non si é fatta attendere. Come nell’incidente degli aerei, nel 1996, si imputa nuovamente al governo cubano la "responsabilità" per questo evento "evitabile e crudele" (la morte di un "prigioniero di coscienza"). La convenienza per gli interessi che si oppongono al dialogo è evidente.

Qualcosa  di nuovo in questo vecchio confronto? La manifesta razzializzazione mediatica del caso Zapata, su tutto lo spettro ideologico: era "un muratore afro cubano" (
El País, Spagna), "un lavoratore negro di 43 anni (Cubaencuentro), "non nero o muratore "(Kaos en la Red), "nero, palestino ed oppositore" (El Mundo, Spagna), "un muratore di razza negra ... vittima del collettivismo marxista" (El Heraldo, Ecuador). In questo effetto di risonanza si aggiunge l'intensità e la saturazione del tema. Il solo El Pais ha pubblicato oltre 20 articoli ed editoriali nei primi sei giorni dopo la morte di Zapata.

Oltre a questo interesse senza precedenti per i 'dissidenti afro cubani", il Parlamento europeo ha ribadito al governo dell'isola la sua richiesta di "liberazione immediata e incondizionata dei prigionieri politici e di coscienza". Qual è la consistenza di questa ottica?

La prima è che la manciata di prigionieri politici tra i dissidenti non lo sono, per motivi di "coscienza" o per "criticare il governo", ma per opporsi attivamente al sistema, in alleanza con gli Stati Uniti, l'esilio e il vecchio anticomunismo europeo. Non dispone di armi, ma di risorse di potere, poste al loro servizio dagli Stati ed organizzazioni, con attrezzature e mezzi a lungo raggio, per fare la guerra con altri mezzi.

In secondo luogo, cosa insegna l'esperienza sul fatto di porre questo governo alla gogna? Neanche quei cubani che potrebbero considerare  inefficiente la politica verso i dissidenti sarebbero in grado di argomentare che dovrebbero insultarsi, in questo momento, sotto la pressione di questo blocco d’ interessi particolari e della sua doppia morale. Il governo dell'isola non ha mai negoziato sotto pressione, neppure durante la Crisi dei Missili, sarebbe improbabile che lo facesse ora.

Parte di questo contesto politico è una certa logica perversa espressa nella domanda "che cosa farà Cuba in cambio di ...?" il permesso di viaggiare ai cubano-statunitensi, le licenze alle imprese per vendere alimenti, la firma un accordo sul traffico di droga. Secondo questa logica, Cuba dovrebbe pagare un tributo per ogni minimo cambiamento nella politica USA.

Quindi se, chissà quando, questo paese prenderà in considerazione indultare i
cinque cubani incarcerati per aver infiltrato l'esilio, la "carta di contrattazione" unica ed ovvia sarebbero i dissidenti condannati come "agenti di una potenza straniera". Logica perversa, ma logica alla fine, I dissidenti sono pedoni di questa scacchiera di potenza che si affrontano. In un quadro tanto chiuso,  è difficile supporre, per ora, un cambio di trattamento nei loro confronti.

Potrà ammettere il socialismo cubano, in futuro, insieme con una rinnovata istituzione democratica, un sistema decentralizzato, un settore non statale, anche una leale opposizione all'interno dello stesso sistema? Questa non è una domanda per congressisti ed euro  parlamentari ma per i cubani che vivono il loro futuro nell'isola.
 


* L'autore è un politologo cubano. Professore visitante di università del Texas, Columbia e Harvard, e delle istituzioni messicane ITAM e CIDE. E' direttore di Temas, una delle più importanti riviste su società e cultura che sono pubblicate a Cuba.
http://www.proceso.com.mx/rv/modHome/detalleExclusiva/77812