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EDITORIALE
lottare contro il terrorismo |
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6.10.11 - www.granma.cu
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35 anni fa, 73 vite furono spezzate in una mostruosa azione di terrorismo che fu organizzata a perpetrata con la conoscenza del Governo degli Stati Uniti: l’esplosione in volo di un aereo civile cubano. I Martiri di Barbados, come li chiama il nostro popolo, si sommarono alle moltissime vittime per le quali ancora reclamiamo giustizia.
E ancora oggi uno degli autori di questa criminale azione di terrorismo, Luis Posada Carriles, non viene giudicato dal Governo degli Stati Uniti nella sua condizione di assassino confesso e terrorista attivo.
Quello di Cuba è uno dei popoli del mondo più colpito dal flagello del terrorismo, in maniera brutale e spietata e da più di 50 anni ha dovuto difendersi da una politica di terrorismo di Stato criminale e sistematica.
Tutte le varianti sono state applicate contro il popolo cubano, l’aggressione militare, i bombardamenti, gli incendi, i sequestri di aerei, di navi, di cittadini cubani ed anche gli attentati contro le sedi diplomatiche, includendo l’assassinio dei loro integranti, il mitragliamento di decine d’installazioni cubane, oltre al fomento di vili piani contro la salute della popolazione come parte della guerra biologica, con l’introduzione di plaghe nelle principali coltivazioni del territorio nazionale : sono ricorsi ai più miserabili procedimenti con il fine di distruggere la vita sociale ed economica della nazione.
Con tutto questo, le azioni del genocida blocco economico, commerciale e finanziario con il quale i cubani e le cubane di varie generazioni hanno dovuto misurarsi.
Furono e sono parte di questa politica le menzogne dei grandi empori multinazionali dell’ informazione, per satanizzare Cuba e conseguire pretesti che giustifichino scalate per sanzioni internazionali. L’obiettivo è fabbricare situazioni che mostrino al mondo scontento e presunti ‘aiuti a civili’ , che come si è visto sono una nuova modalità d’intervento.
A queste criminali maniere d’agire si sommano le centinaia di piani di attentati concepiti contro i leader della Rivoluzione e sopratutto quelli che pretendevano d’assassinare il Comandante in Capo Fidel Castro ed altri principali dirigenti.
Basterebbe ricordare che in soli 18 mesi l’approvazione dell’Operazione Mangosta nel 1962 e sino al 1963 implementata dal governo di John F. Kennedy, si perpetrarono contro Cuba più di 5700 azioni terroristiche, delle quali 700 furono contro installazioni industriali.
Per via di questa politica di terrorismo di Stato, 3478 cubani sono morti, vittime di queste canagliesche azioni e 2099 sono rimasti invalidi per sempre.
La cosa più spuria è la continua sfacciataggine del Governo nordamericano d’includere Cuba nella lista dei paesi che patrocinano il terrorismo, per tentare di giustificare di fronte all’opinione pubblica la sua criminale politica di aggressione.
Cuba e la sua Rivoluzione hanno sempre tenuto un verticale atteggiamento nell’affrontare il terrorismo. Il nostro paese è stato esempio di una condotta senza macchia per combattere questa barbara politica di aggressione e sono moltissimi gli esempi che lo dimostrano.
Da tempi ormai lontani, come il febbraio del 1973, Cuba ha firmato un accordo sulla pirateria aerea e marittima, ed altri delitti, con il Governo degli Stati Uniti che, come ha detto il Leader della Rivoluzione cubana, Fidel Castro Ruz tre anni dopo, nella addio, durante la cerimonia di lutto per le vittime del Crimine di Barbados:“Fu da parte del nostro paese un importante contributo alla soluzione del grave problema mondiale dei sequestri degli aerei”.
Nel momento più teso delle relazioni bilaterali con l’Amministrazione Reagan, quando la piattaforma politica neoconservatrice, conosciuta come Programma di Santa Fe, stabilì il principio che "si deve far pagare caro a L’Avana il costo della sfida”, le autorità cubane ottennero le prove delle evidenze dei preparativi di un attentato contro il presidente Ronald Reagan e non esitò un istante a far conoscere al Governo degli Stati Uniti questa informazione.
Nel suo discorso del 20 maggio 2005,, intitolato La condotta differente, il compagno Fidel spiega come il Governo cubano consegnò, il 6 maggio del 1998, all’amministrazione Clinton, per mezzo dello scrittore e Premio Nobel, Gabriel García Márquez, l’allerta sui piani di terrorismo che si volevano realizzare contro le linee aeree commerciali che viaggiavano verso Cuba dal Centro America.
Al principio di giugno di quell’anno, venne a L’Avana una delegazione ufficiale del Buró Federale d’Investigazioni (FBI), a cui si consegnò un importante, abbondante e dettagliata informazione con documenti e testimonianze sulle attività dei terroristi in suolo nordamericano, con ramificazioni in America Centrale.
Il FBI constatò l’inestimabile investigazione contenuta in quelle circa 200 cartelline che furono consegnate.
Senza dubbio non ci furono terroristi detenuti e nessun segnale d’azione. La risposta fu, in meno di tre mesi, l’arresto dei Cinque Eroi, la principale fonte di quelle importanti informazioni, che avevano evitato con la loro coraggiosa, umana ed etica condotta, al servizio di una causa giusta e necessaria, che si perpetrassero altri crimini come quello di Barbados. Loro hanno salvato la vita di centinaia di cubani e nordamericani e di persone di altra nazionalità.
L’ingiusta reclusione dopo il manipolato e arbitrario processo, la forma disumana in cui sono stati trattati, con i pericoli e le tensioni nelle carceri, sono crudeli evidenze della doppia morale della politica statunitense nella sua detta ‘lotta al terrorismo’.
Il più recente riflesso è il trattamento che si vuole imporre a René González con la "libertà vigilata’ per tre anni, quando domani uscirà dopo 13 anni di prigione.
Questo governo si rispetta poco e rispetta poco i suoi stessi morti dell’11 settembre, mantenendo confinati questi uomini che, giustamente, la sola cosa che hanno fatto è stata impedire che avvenissero altri azioni come quelle avvenute quel giorno, ed imponendo loro, come dice il testo della sentenza della giudice di Miami, come condizione speciale e addizionale della libertà vigilata: ‘Si proibisce all’accusato di avvicinarsi e o visitare luoghi specifici in cui si sa che stanno o che vengono frequentati da individui o da gruppi di terroristi’, ossia che un’autorità giudiziaria riconosce che in una città - Miami - del paese che ha sferrato la crociata contro il terrorismo, vivono e continuano a cospirare senza impedimento alcuno soggetti di estrema violenza.
Noi cubani siamo orgogliosi d’essere solidali. La cooperazione di cuba con gli Stati Uniti in materia di terrorismo è stata permanente. Quando avvennero i fatto criminali di quell’azione mostruosa dell’11 settembre, Cuba fu uno dei primi paesi che reagì immediatamente condannando quella barbarie ed offerse al popolo nordamericano la sua cooperazione immediata, offrendo la facilità dell’uso di tutti i suoi aeroporti di fronte alla gravità che assumeva in quel momento il controllo del traffico aereo statunitense e con l’invio di plasma sanguigno e di specialisti in medicina.
Per legge in Cuba il 6 ottobre è il Giorno delle Vittime del Terrorismo di Stato e questo rende un sentito omaggio eterno ai morti e così si fissa l’assoluta e ferma posizione di questo pezzetto di terra dei Caraibi. Il Governo e il popolo cubano riaffermano la loro decisione di continuare a condannare e ad affrontare il terrorismo in tutte le sue forme, manifestazioni ed in particolare il terrorismo di Stato, dove lo si commetta e quali siano le ragioni presentate dai suoi autori.
Il nostro paese ha firmato 13 accordi internazionali esistenti in questa materia e compie strettamente gli impegni e gli obblighi emanati dalle risoluzioni dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e dal loro Consiglio di Sicurezza. L’Assemblea Nazionale del Potere Popolare ha approvato nel 2001 la Legge contro le Azioni di Terrorismo e si è continuato a seguire la stessa linea di cooperazione con gli Stati Uniti in questa materia, espressa nuovamente nel novembre e nel dicembre del 2001, nel marzo del 2002 e nel luglio del 2009, com’è stato ripetuto in vari discorsi dal Presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri, così come ha fatto di recente il ministro degli Esteri di fronte all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Cuba no ha mai ricevuto una risposta da parte del Governo degli Stati Uniti.
Per questo indigna la maniera in cui attua il Governo degli Stati Uniti di fronte agli assassini che passeggiano liberamente per le strade di Miami e soprattutto Luis Posada Carriles, dopo lo scandaloso processo che è terminato con la sua assoluzione e con il rifugio per lui, com’era avvenuto precedentemente con Orlando Bosh Ávila, al quale George Bush padre aveva concesso il perdono presidenziale, nonostante tutte le prove di attività terroristiche.
Il dolore provocato al nostro popolo si moltiplica di fronte all’impunità e piangiamo ancora assieme agli esseri più cari delle vittime dell’abominevole crimine, ma continuiamo e continueremo a far valere la sentenza di Fidel, espressa nel funerale dei caduti: “Quando un popolo energico e virile piange, l’ingiustizia trema!”.
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