Il traduttore si scusa per gli errori |
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Wikileaks: la diplomazia USA
e la dissidenza cubana
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26 gennaio 2011 - www.granma.cu (Rebelion) Traduzione Gioia Minut
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Da mezzo secolo, la politica estera di Washington verso L’Avana, il cui obiettivo è conseguire un cambio di regime, si basa in due pilastri fondamentali: l’imposizione di drastiche sanzioni economiche - che danneggiano tutti i settori della società cubana - e l’ organizzazione e il finanziamento di un’opposizione interna.
Il 6 aprile del 1960 Lester D. Mallory, vicesegretario aggiunto di Stato per i Temi Interamericani, ricordava in un memorandum per Roy R. Rubottom Jr., allora vicesegretario di Stato per i Temi Interamericani, l’obiettivo delle sanzioni economiche: “La maggioranza dei cubani appoggia Castro. Non c’è un’opposizione politica efficace [...]. L’unico mezzo possibile per annullare l’appoggio interno [al regime] è provocare la delusione e lo scoraggiamento per l’insoddisfazione economica e la penuria [...]. Si devono impiegare rapidamente tutti i mezzi possibili per debilitare la vita economica di Cuba [...]. Una misura che potrebbe avere un forte impatto, sarebbe negare tutti i finanziamenti o invii a Cuba, cose che ridurrebbe le entrate monetarie e i salari reali e provocherebbe fame, disperazione e la caduta del governo”.
Dal 1959 al 1990, il programma di creazione di una dissidenza interna si mantenne segreto. Così, gli archivi statunitensi parzialmente resi pubblici confermano l’esistenza di molteplici programmi destinati a creare un’opposizione al governo di Fidel Castro, che servirebbe gli interessi degli Stati Uniti che desideravano un cambio di regime.
A partire dal 1991, dopo la disgregazione dell’Unione Sovietica, l’appoggio finanziario e logistico ai dissidenti cubani è diventato pubblico ed è stato integrato nella legislazione statunitense.
Il finanziamento dell’opposizione interna
Durante una riunione del Consiglio di Sicurezza Nazionale, svolto il 14 gennaio del 1960, il vicesegretario Livingston Merchant dichiarò: “ Il nostro obiettivo è aggiustare tutte le nostre azioni per accelerare lo sviluppo di un’opposizione in Cuba [...]“.
Il segretario aggiunto per i Temi Interamericani, Roy Rubottom, affermò che “Il programma approvato [destinato a distruggere il governo cubano] ci ha autorizzato ad offrire il nostra aiuto ad elementi che si oppongono al governo di Castro in Cuba per far sì che la sua caduta sembri il risultato dei suoi propri errori”.
A partire dal 1991, persuasi che l’ora finale della Rivoluzione era giunta, gli Stati Uniti non hanno esitato nell’affermare pubblicamente il loro appoggio all’opposizione interna.
La sezione 1705 stipula che “ Gli Stati Uniti offriranno assistenza alle organizzazioni non governative adeguate per appoggiare individui e organizzazioni che promuovono un cambio democratico non violento in Cuba”.
La sezione 109 della Legge Helms-Burton del 1996 prevede che «Il presidente [degli Stati Uniti] è autorizzato a dare assistenza e ad offrire ogni tipo d’appoggio a individui e organizzazioni non governative indipendenti, per unire gli sforzi con l’obiettivo di costruire una democrazia in Cuba».
Il primo rapporto della Commissione d’Assistenza a una Cuba Libere prevede l’elaborazione di un «solido programma d’appoggio che favorisca la società civile cubana». Tra le misure previste, si destina un finanziamento, per l’importo di 36 milioni di dollari, come “appoggio dell’opposizione democratica e al rafforzamento della società civile emergente”.
Il 3 marzo 2005, Roger Noriega, segretario aggiunto per i Temi dell’Emisfero Occidentale dell’amministrazione Bush, segnalava che erano stati aggiunti 14,4 milioni di dollari al bilancio di 36 milioni di dollari, previsto nel rapporto del 2004. Noriega rivelava che l’identità di alcune tra le persone che s’incaricavano dell’elaborazione della politica estera statunitense contro Cuba, ossia, Marta Beatriz Roque, le Dame di Bianco e Oswaldo Payá.
Il secondo rapporto della Commissione d’Assistenza a una Cuba Libera prevede un Bilancio de 31 milioni di dollari per finanziare, ancora di più, l’opposizione interna.
Inoltre è previsto un finanziamento di almeno 20 milioni di dollari annuali, con lo stesso obiettivo, per gli anni seguenti « sino a che la dittatura smetta d’esistere». Il piano prevede anche «addestrare ed equipaggiare giornalisti indipendenti della stampa scritta, radiofonica e televisiva in Cuba».
L’Agenzia statunitense per lo Sviluppo Internazionale (USAID), che dipende dal governo federale, ammette che finanzia l’opposizione cubana.
Secondo l’Agenzia, per l’anno fiscale 2009, la somma dell’aiuto destinato ai dissidenti cubani crebbe sino a 15,62 milioni di dollari. “La grande maggioranza di questa somma è destinata ad individui che si trovano a Cuba. Il nostro obiettivo è portare al massimo la somma dell’appoggio di cui beneficiano i cubani nell’Isola”.
L’organizzazione governativa enfatizza anche il seguente punto: “Abbiamo formato centinaia di giornalisti in un periodo de dieci anni, il cui lavoro è apparso nei grandi mezzi di comunicazione internazionali”.
Questa dichiarazione distrugge le affermazioni sul carattere indipendente dei giornalisti oppositori in Cuba.
Formati e stipendiati dagli Stati Uniti, rispondono prima di tutto agli interessi di Washington, il cui obiettivo è, come lo segnalano i documenti ufficiali del Dipartimento di Stato, un “cambio di regime” nell’ Isola.
Da un punto di vista giuridico, questa realtà ubica di fatto i dissidenti che accettano emolumenti offerti dalla USAID in una situazione d’agenti al servizio di una potenza straniera, cosa che costituisce una grave violazione del codice penale in Cuba, ed anche in qualsiasi altro paese del mondo. Cosciente di questa realtà, l’Agenzia ricorda che “nessuno è obbligato ad accettare o formare parte dei programmi del governo degli Stati Uniti”.
La rappresentazione diplomatica statunitense a L’Avana, la Sezione d’Interesse Nordamericana (SINA) lo confermano in un comunicato: “La politica statunitense, da molto tempo è offrire assistenza umanitaria al popolo cubano, specificatamente alle famiglie dei prigionieri politici”.
Laura Pollán, del gruppo dissidente delle Dame di Bianco, ammette che riceve denaro dagli Stati Uniti: “Accettiamo gli aiuti, l’appoggio dall’ ultradestra alla sinistra, senza condizioni”. L’oppositore Vladimiro Roca confessa che la dissidenza cubana è sovvenzionata da Washington, allegando che l’ aiuto finanziario ricevuto è «totale e completamente lecito». Per il dissidente René Gómez, l’appoggio economico degli Stati Uniti“non è una cosa che si deve nascondere o di cui ci dobbiamo vergognare”. Ugualmente l’oppositore Elizardo Sánchez conferma l’esistenza di un finanziamento da parte degli Stati Uniti: “La chiave non è in chi invia l’aiuto, ma in quello che si fa con l’aiuto”. Marta Beatriz Roque dichiara che l’aiuto finanziario che riceve dagli Stati Uniti è indispensabile per la sua attività di dissidente.
L’agenzia France-Presse ha informato che «i dissidenti hanno rivendicato e si prendono questi aiuti economici».
L’agencia spagnola EFE allude agli «oppositori pagati dagli Stati Uniti».
Secondo l’agenzia della stampa britannica Reuters «il governo statunitense consegna apertamente un appoggio finanziario federale per le attività dei dissidenti, e questo Cuba la considera un’azione illegale».
L’agenzia di stampa statunitense The Associated Press, afferma che la politica di fabbricare e finanziare un’opposizione interna non è nuova: «Da anni, il governo degli Stati Uniti spende milioni di dollari per appoggiare l’opposizione cubana».
Ricorda anche il livello di vita dei dissidenti che si beneficiano ugualmente di quanto dà loro Washington e del sistema sociale cubano: «Una parte del finanziamento proviene direttamente dal governo degli Stati Uniti, le cui leggi promuovono la caduta del governo cubano.
L’Agenzia Internazionale per lo Sviluppo degli Stati Uniti (USAID), che controlla l’appoggio finanziario del governo per una ‘transizione democratica’ in Cuba, ha dedicato più di 33 milioni di dollari alla società civile per il presente anno fiscale [2008]».
Quasi tutti i cubani, incluso i dissidenti, dispongono di una casa gratuita, dell’accesso gratuito alla salute e all’educazione, compresa l’università. Razioni di riso, patate, sapone ed altri prodotti di base permettono alle persone di soddisfare le proprie necessità di base per quasi tutto il mese.
Il quotidiano francese Libération ha segnalato che “Fariñas non ha mai negato che ha ricevuto ‘donazioni’ dalla Sezione d’Interesse Nordamericana per procurarsi un computer ed esercitare il suo mestiere di ‘giornalista indipendente’ in Internet”.
Amnesty Internacional ammette che «persone che consideriamo prigionieri di coscienza» hanno «ricevuto fondi o materiali dal governo statunitense per realizzare attività che le autorità considerano sovversive e dannose per Cuba».
Wayne S. Smith, ultimo ambasciatore statunitense in Cuba, ha confermato il carattere sovversivo della politica statunitense. Secondo lui, è completamente “illegale e imprudente mandare denaro ai dissidenti cubani”.
Inoltre aggiunge che “nessuno dovrebbe dare denaro ai dissidenti e tanto meno con l’obiettivo di far cadere il governo cubano» , perché “quando gli Stati Uniti dichiarano che il loro obiettivo è far cadere il governo cubano e poi affermano che uno dei mezzi per realizzarlo è dare fondi ai dissidenti cubani, questi si trovano di fatto nella posizione di agenti pagati da una potenza straniera per far cadere il proprio governo”.
UNA DISSIDENZA CHE MANCA DI BASE POPOLARE, SOSTIENE WASHINGTON
Nonostante le risorse politiche, economiche, mediatiche e finanziarie che si dedicano alla opposizione cubana, questa è sempre stata carente di base popolare. Inoltre è profondamente divisa e invecchiata. Questa è l’amara constatazione che fa Jonathan D. Farrar, attuale capo della SINA a L’Avana, in un memorandum confidenziale del 15 aprile 2008 intitolato “Gli Stati Uniti e il ruolo dell’opposizione in Cuba”, indirizzato al Dipartimento di Stato.
Il diplomatico segnala prima che il presidente cubano Raul Castro si trova attualmente in “una posizione d’autorità indiscussa” . In quanto al ruolo della dissidenza, è “nullo” perché “i gruppi degli oppositori sono dominati da individui con un forte ego, che non lavorano uniti” . Farrar precisa che “Il movimento dissidente in Cuba invecchia ed è completamente scollegato dalla realtà dei cubani ordinari”.
In effetti, grazie ai compensi che riceve, la dissidenza cubana vive in un modo che nessun cittadino normale si può permettere.
Farrar riconosce di stare regolarmente in contatto “con la maggioranza del movimento dissidente ufficiale a L’Avana” , i cui membri visitano frequentemente la SINA.
Nonostante questo, segnala che “nessuna prova permette di dimostrare che le organizzazioni dissidenti dominanti in Cuba abbiano alcun tipo di influenza sui cubani ordinari. I sondaggi informali realizzati tre coloro che chiedono i visti e l’asilo, hanno dimostrato che esiste appena la conoscenza delle personalità dissidenti o della loro agenda”.
Farrar lo spiega per l’età degli oppositori, la maggioranza tra 50 e 70 anni, e cita Francisco Chaviano, René Gómez Manzano e Oswaldo Payá. “Hanno pochissimi contatti con la gioventù cubana, ed il loro messaggio non interessa a questo segmento della società”.
Il diplomatico lamenta le lotte interne nei differenti gruppi e la mancanza di unità. Il suo giudizio è implacabile: “Nonostante le affermazioni secondo le quali rappresentano ‘migliaia di cubani, non abbiamo nessuna prova di un simile appoggio per lo meno per quel che si riferisce a L’Avana dove c’incontriamo” . Aggiunge che “Non hanno influenza nella società cubana e non offrono una alternativa politica al governo di Cuba”.
Altri diplomatici europei condividono questa opinione e l’hanno espressa durante un incontro con Farrar. “I rappresentanti della Unione Europea durante la riunione hanno squalificato i dissidenti con gli stessi termini che usa il governo di Cuba, insistendo nel fatto che non rappresentano nessuno”.
C’è una ragione per questo e la si trova nel costume cubano. La società cubana è lontana dall’essere monolitica ed i settori insoddisfatti della popolazione si mostrano severi nelle loro critiche verso le autorità, quando si tratta di denunciare le contraddizioni, le aberrazioni, il settarismo e le ingiustizie che a volte genera il sistema cubano.
I rimproveri sono forti e senza concessioni ed i media cubani li diffondono, sostiene Farrar. La SINA segnala che “Molti articoli della stampa cubana sono molto critici con le politiche attuali” Nonostante questo, e tutte le vicissitudini quotidiane, i cubani sono sempre visceralmente gelosi della loro indipendenza e della loro sovranità nazionali e non possono concepire che uno dei loro compatrioti possa accettare di stare al servizio di una potenza straniera che sempre ha anelato riottenere il dominio dell’isola. Si tratta del’eredità politica “antimperialista” lasciata dagli eroi della storia della nazione come José Martí, Antonio Maceo, Máximo Gómez, Julio Antonio Mella, Antonio Guiteras, Eduardo Chibás e Fidel Castro.
La diplomazia statunitense segnala anche un’altra ragione: la persistente popolarità di Fidel Castro tra i cubani cinquanta anni dopo il suo arrivo al potere. “Sarebbe un errore sottovalutarlo [...] l’appoggio di cui dispone il governo, particolarmente tra le comunità popolari e gli studenti”. Farrar sottolinea “la significativa ammirazione personale per Fidel” nella società cubana.
La SINA condanna anche la mancanza di programma e la cupidigia degli oppositori, interessati solo alle entrate che possono ricevere con l’affare della dissidenza.
“Il loro maggior sforzo consiste nel conseguire sufficienti risorse per far sì che i principali organizzatori e i loro partitari possano vivere comodamente. Un’organizzazione politica ci ha affermato apertamente e francamente che necessitava denaro per pagare i salari e di ha presentato un bilancio con la speranza che la SINA s’incaricasse delle spese. Oltre alla ricerca di fondi, che è la loro principale occupazione, la seconda priorità è criticare o minimizzare le attività dei loro concorrenti, per preservare il loro potere e l’accesso alle risorse”.
Farrar comunque reitera l’importanza dell’opposizione nella realizzazione degli obiettivi statunitensi e, per questo, “la dobbiamo appoggiare” e cercare nello stesso tempo un’alternativa con il fine di stimolare il movimento dissidente in Cuba.
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