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Cuba: 'eppur se si muove' |
4 febbraio 2012 - Iroel Sanchez pubblicato in CubAhora http://lapupilainsomne.jovenclub.cu/
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Il 3
febbraio 2012 sono
esattamente
cinquant’anni di blocco
contro Cuba, il
“bloqueo” decretato dal
presidente nordamericano
John F. Kennedy.
Quel
giorno del 1962,
attraverso l’Ordine
Esecutivo Presidenziale
3447 cominciava
formalmente l’blocco
totale del commercio fra
Stati Uniti e Cuba, quel
blocco che al dicembre
2012 è costato all’Isola
- dati dell' ultimo rapporto
presentato all’Assemblea
dell’ONU - più di 104
mila milioni di dollari
al “prezzo corrente”,
calcolato per difetto.
La stessa relazione
indica che se si tenesse
conto del deprezzamento
del dollaro rispetto al
valore dell’oro nel
mercato finanziario
internazionale, molto
forte nel 2010 e che
prosegue tuttora, il
danno procurato
all’economia cubana
sarebbe superiore ai 975
milioni di dollari.
L’espressione “inizio
formale” è necessaria,
perché il governo degli
Stati Uniti aveva
tracciato gli obiettivi
dell’blocco ben prima.
Lo rivela il memorandum
del 6 aprile 1960 del
vice segretario aggiunto
di Stato per i Temi
Interamericani
Lester Mallory durante
l’amministrazione
Eisenhower: “La
maggioranza dei cubani
appoggia Castro (…) Non
c’è un’opposizione
politica autentica (…)
L’unico modo per fargli
perdere il sostegno
interno è provocare il
malcontento mediante la
penuria e la crisi
economica (…) Bisogna
mettere in pratica
rapidamente tutti i
mezzi possibili per
indebolire l’economia
(…) negando a Cuba
denaro e rifornimenti
per ridurre i salari
nominali e reali, con
l’obiettivo di provocare
fame, disperazione e la
caduta del governo”.
L’blocco
statunitense proibisce
ai cittadini
nordamericani e alle
loro aziende e
succursali presenti in
altri paesi sotto la
legislazione di quelle
nazioni d’investire o
spendere denaro a Cuba,
comprare prodotti cubani
da terzi e vendere
qualunque prodotto o
servizio all’Isola.
Questa
legge impedisce a
qualunque banca di
qualunque paese di
accettare dollari
statunitensi in deposito
o in pagamento a un
cliente cubano;
impedisce che un’azienda
cubana paghi in dollari
una transazione; che
fondi collegati con
aziende cubane passino
per gli USA anche
attraverso banche di
altri paesi; impedisce
che una banca di
proprietà nordamericana
in qualunque paese del
mondo, presti o faccia
qualsiasi forma di
credito che benefici
un’azienda cubana;
impedisce che una banca
nordamericana in
qualunque paese del
mondo serva come tramite
per un bonifico bancario
da o verso Cuba.
S’impedisce alle navi
statunitensi di
attraccare in porti
cubani; alle navi di
altri paesi che
attraccano in porti
cubani di farlo in porti
statunitensi fino a 6
mesi dopo e che merci o
pacchi provenienti da
aziende cubane o
destinate ad aziende
cubane passino per il
territorio
nordamericano.
Nonostante tutto ciò,
l’arrivo della
piattaforma di
perforazione petrolifera
Scarabeo 9
per lavorare nella Zona
Economica Esclusiva del
Golfo del Messico di
pertinenza cubana, il
progresso delle opere
realizzate
insieme al Brasile
per trasformare il porto
dio Mariel in un moderno
terminal di container
che sarà attivo nel
2013, la
riduzione
delle tariffe
dei servizi di telefonia
mobile,
le
sovvenzioni per la
costruzione
e la riparazione di
abitazioni a uso dei più
bisognosi, sono le
notizie economiche
illustrate all’Avana
nell’ultimo mese. Il
23 dicembre,
alla chiusura di una
sessione dell’Assemblea
Nazionale, il presidente
cubano Raul Castro aveva
già informato di aver
eliminato totalmente
i limiti di
trasferimento da banche
cubane verso l’estero a
favore dei fornitori
stranieri.
Nei prossimi mesi ci
saranno altre novità.
Mentre fra l’estrema
destra cubano americana
cresce la rabbia perché
le trasformazioni
avviate a Cuba stanno
cominciando a dare i
loro frutti, nel corso
di quest’anno elettorale
i politici statunitensi
si accingono a
corteggiare l’estremismo
anticubano.
Come l’inquisizione con
Galileo, a Miami si
si
rivolgeranno ai
candidati
garantendo la permanenza
dell’blocco e
l’immobilismo della
politica statunitense
contro l’Isola, ma Cuba,
senza dubbio, si muove.
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