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The Washington Post ha pubblicato un articolo sui Cinque |
8 ottobre 2013 - www.granma.cu
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L’influente quotidiano The Washington Post ha pubblicato – cosa inaspettata nella stampa nordamericana - nella sua edizione di venerdì 4, un lungo articolo sul caso dei Cinque, nel quale si riconosce che i combattenti antiterroristi sarebbero considerati eroi anche negli Stati Uniti.
Nell’articolo intitolato “ I cinque cubani stavano combattendo il terrorismo. Perchè li teniamo in carcere?”, lo scrittore canadese Stephen Kimber scrive sulle molteplici contraddizioni della giustizia statunitense nei processi legali di Gerardo, Ramón, Antonio, Fernando e René.
“Consideriamo per un momento quello che succederebbe se agenti dell’intelligenza nordamericana sul terreno o in un paese straniero, scoprissero un grave complotto terrorista in un tempo sufficiente per prevenirlo. Poi consideriamo come reagirebbero i cittadini nordamericani se le autorità di quel paese, invece di cooperare con loro, arrestassero e mettessero in carcere gli agenti statunitensi per aver operato nella loro terra” segnala Kimber, autore del libro “Quello che c’è dall’altra parte del mare: la vera storia dei Cinque cubani”.
Questi agenti sarebbero eroi nordamericani oggi. Il governo degli USA muoverebbe cielo e terra per farli ritornare.
Tutto questo è avvenuto nella vita reale e sono già trascorsi 15 anni, il mese scorso, solo che i nordamericani qui giocano il ruolo del governo straniero e Cuba - sì la Cuba di Fidel Castro - subisce il ruolo offensivo degli Stati Uniti.
I Cinque agenti sono stati processati in questa città - Miami - come cubani, accusati per cospirazione per commettere tutto! Dallo spionaggio all’assassinio, e quindi condannati a pene impossibili per la loro lunghezza, come due ergastoli più 15 anni.
Kimber contrappone il modo di agire delle autorità nordamericane in questo caso con la posizione assunta con i terroristi d’origine cubana che hanno riconosciuto pubblicamente la loro partecipazione agli attentati contro l’Isola e cita il caso del terrorista Rodolfo Frómeta, catturato nel 1994 in una retata del Burò Federale d’Investigazioni (FBI) mentre tentava di comprare un missile Stinger, un lanciagranate e missili anticarro che, disse, voleva usare per attaccare Cuba.
Queste azioni chiaramente violavano le leggi di neutralità degli USA, ma il sistema di giustizia nordamericano, in maggioranza, guardò dall’altra parte.
Lo scrittore canadese cita anche Luis Posada Carriles, autore intellettuale dell’esplosione in volo di un aereo cubano a Barbados, che partecipò a numerose azioni di terrorismo includendo il tentativo d’assassinare il leader storico della Rivoluzione cubana, Fidel Castro.
Il governo degli USA è stato vicino a processare Posada Carriles nel 2009, quando l’amministrazione di Obama lo aveva accusato, non per il suo ruolo per le bombe poste a L’Avana, ma per aver mentito riempiendo un formulario d’immigrazione... e fu assolto.
“Oggi, Posada cammina per le strade di Miami, una contraddizione vivente della guerra nordamericana contro il terrorismo.
Come giustificano la sua libertà con la dichiarazione del presidente George W. Bush dopo l’11 Settembre che ‘qualsiasi nazione che continuerà a dare ospitalità o appoggiare il terrorismo sarà considerata come un governo ostile dagli Stati Uniti?
Come giustificare la libertà di Posada con la durissima reclusione dei Cinque Cubani, il cui principale obiettivo era prevenire gli attacchi dei terroristi?
È una contraddizione che gli statunitensi dovrebbero considerare.
“Adesso cominciate a comprendere perchè i Cinque Cubani —come sono conosciuti - sono eroi nazionali nel loro paese, perchè i loro volti si vedono in cartelloni esposti in tutto il paese, e perchè ogni studente cubano di qualsiasi età li conosce per nome”, spiega lo scrittore nel suo articolo.
Il The Washington Post è il più importante e più vecchio quotidiano della capitale degli Stati Uniti. La sua tirata è di circa 500000 copie e la domenica supera le 800000.
Negli anni ’70 raggiunse la notorietà internazionale pubblicando i fatti del Watergate, che portarono alle dimissioni del presidente Richard Nixon.
Con il New York Times e il Wall Street Journal, è considerato uno dei quotidiani più rispettati e influenti del paese.
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