IL TRADUTTORE SI SCUSA PER GLI ERRORI |
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I fascisti sudamericani incitano all'assassinio del presidente venezuelano Chavez Dagli schermi di una televisione statunitense, i fascisti sudamericani incitano all'assassinio del presidente venezuelano Chavez |
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13/12/2010 - www.tribuna-popular.org organo del Partito Comunista del Venezuela
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Il
giornalista peruviano Jaime Bayly e l'attore venezuelano Orlando
Urdaneta incitano al colpo di Stato e all'assassinio del presidente del
Venezuela in un'intervista diffusa dal canale MegaTV di Miami.
L'intervista è stata realizzata lo scorso 30 novembre.
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Esortazione ad "assassinare Chavez" del congressista Mack conferma il complotto |
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24 novembre 2010 - J.G.Allard www.granma.cubaweb.cu
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L’esortazione ad assassinare il Presidente venezuelano Hugo Chávez proferita dal congressista della Florida Connie Mack nel Campidoglio di Washington davanti ai partecipanti di un vertice fascista, pochi giorni fa, conferma l'esistenza di un complotto a questo scopo, ordito dall’estrema destra venezuelana sotto la tutela dei servizi segreti USA e con la complicità della mafia cubano-americana.
Lo segnalano osservatori dell'attività della CIA e degli altri tentacoli dell’apparato USA di spionaggio, che ricordano come in altre occasioni, elementi della mafia cubano-americana hanno preso l'iniziativa o si sono associati ai tentativi di assassinio.
Nel suo intervento assassino, fatto in pieno Campidoglio di Washington, mentre presiedeva con Otto Reich, Ileana Ros-Lehtinen e Roger Noriega l’incontro denominato “Pericolo nelle Ande” Mack ha espressamente suggerito attentare contro il capo di stato venezuelano, come rivelato dal presidente boliviano Evo Morales all'apertura della IX Conferenza Internazionale dei Ministri della Difesa delle Americhe, che ha avuto luogo in Bolivia.
Morales ha detto: “Direi che il congressista Connie Mack è già un assassino confesso o un cospiratore confesso del fraterno compagno Hugo Chávez, presidente del Venezuela.
“Se succede qualcosa alla vita di Hugo Chávez, l'unico responsabile sarà questo congressista degli Stati Uniti, lo dice pubblicamente ed è scritto sui mezzi di comunicazione e nel suo intervento.”
LUCE VERDE PER L'ASSASSINIO
Le parole di Connie Mack, identificato con i più recalcitranti capofila di questa mafia, sono una "luce verde" a qualsiasi tipo di progetto assassino contro la vita del leader della Rivoluzione bolivariana, assicura uno specialista che insiste sul conservare l’anonimato.
Il forum neonazi si è sviluppato sotto l'egida del Congresso USA e aveva come stella la congressista cubano-americana, già designata dal suo partito come responsabile del tema sulla politica estera nella Camera dei Rappresentanti, con Connie Mack a braccio destro per l'America latina.
Con l'assassinio di John f. Kennedy fino al tentato assassinio contro Evo Morales in Santa Cruz, nel 2009, ed il fallito tentativo di eliminare fisicamente il Presidente Rafael Correa, nel 2010, la mafia cubano americana, associata alla CIA, forma parte dello schema del complotto.
La locuzione di Mack è parallela a diverse istigazioni e allusioni all'assassinio del leader cubano Fidel Castro, che sì fu vittima di numerosi tentativi di assassinio, tutti orditi da Miami, con la complicità della CIA e i cui responsabili, tra loro Orlando Bosch Ávila, Luís Posada Carriles, Novo Sampoll, Pedro Crispín Remón Rodríguez e Gaspar Jiménez, Armando Valladares e molti altri, oggi appoggiano attivamente i cospiratori dei paesi latino-americani progressisti attaccati e diffamati dal vertice fascista nella capitale dell'impero.
Sabato scorso, il presidente venezuelano Hugo Chávez, ha denunciato l'esistenza di un piano contro di lui nei gruppi dell’estrema destra venezuelana che hanno raccolto 100 milioni di dollari per pagare chi riuscirà ad assassinarlo.
Secondo un rapporto della catena internazionale Telesur, Chavez ha segnalato il presidente della stazione televisiva privata Globovisión,Guillermo Zuloaga, latitante dalla giustizia venezuelana e ospitato a Miami dal Dipartimento di Stato, come capo del complotto. Il golpista Zuloaga è stato uno dei "relatori" più visibili del foro neofascista a Washington.
"Il proprietario di questo canale della televisione (Globovision), che è latitante dalla giustizia, ha l’insolenza di andare al Congresso USA per sparlare del suo paese, del suo Governo e del suo Presidente” ha detto il capo dello stato dell'America meridionale. Ha fatto poi un appello al vicepresidente, Elias Jauá e al Procuratore Generale della Repubblica, Luisa Díaz Ortega, perché si facciano le indagini "perché c'è qualcosa da fare, è un criminale, si presenta al Congresso e va cospirando".
Secondo AVN, Zuloaga ha inviato una lettera pubblicata, questo martedì, in una delle pagine più costose del giornale di destra El Nacional per "dar il volto" da Miami e minacciare il Presidente Hugo Chavez di portarlo ad un tribunale internazionale.
Il giornalista e ricercatore tedesco Ingo Niebel, esperto dell'argomento, situa le recenti dichiarazioni nel contesto politico, militare e storico. "In Ecuador hanno tentato di assassinare il Presidente Rafael Correa quando il golpe è fallito. Lo stesso metodo vogliono impiegare negli altri paesi dell’ ALBA, dove la realtà politica gli impedisce di realizzare un violento 'cambio di regime', come loro lo chiamano, tipo Honduras" aggiunge.
Inoltre ricorda inoltre che diversi politici venezuelani già da anni stanno preparando mediaticamente il terreno per giustificare un attentato contro il comandante della Rivoluzione Bolivariana. Il 25 luglio 2004, in pieno dibattito sul referendum revocatorio, l'ex Presidente Carlos Andrés Pérez, in un'intervista pubblicata ne El Nacional, quotidiano di Caracas, non esitò a confessare: "Sto lavorando per togliere Chávez (dal potere)". La violenza ci permetterà di rimuoverlo. Chavez deve morire come un cane".
Un altro oppositore, Orlando Urdaneta, il 25 ottobre 2004, sul canale 22 di Miami diede ordine in diretta ai suoi di passare all’azione: "L'unica via d'uscita per il Venezuela è che dobbiamo eliminare Chavez: una persona con un fucile e mirino telescopico e già c’é".
ROGER NORIEGA, PORTAVOCE DEL DIPARTIMENTO DI STATO
Un altro elemento rivelatore che si è conosciuto in chiusura dell'evento: l'ex sotto segretario Roger Noriega ha preso la libertà di annunciare, come se stesse parlando a nome del Dipartimento di Stato, che si sarebbe continuato a rigettare la richiesta, della Bolivia, di estradizione dell'ex Presidente Gonzalo Sanchez de Lozada e dei suoi complici, responsabile dell'assassinio di 67 persone durante un massacro avvenuto nel 2003.
Stando a un articolo del giornalista Juan Carlos Zambrana Marchetti, che si trova a Washington e che ha potuto introdursi in uno dei "gruppi di lavoro" del "seminario" denominato "Secondo Gruppo Speciale: Il terrorismo, l'Islam radicale ed il narco traffico", un altro giornalista boliviano, Winston Fernández ha chiesto "se estradavano l'ex presidente Gonzalo Sanchez de Lozada come atto di avvicinamento con il Presidente Morales, considerando che entrambi i governi sono sul punto di ripristinare le relazioni diplomatiche".
(Nota: l’articolo di Zambrana, estremamente rivelatore, é pubblicato nell'ultima edizione della rivista boliviana Cambio).
La risposta la ha offerta Noriega, dicendo che non si aveva "nessun interesse a ristabilire relazioni con un governo che sostiene il terrorismo". Che, d'altro canto, l'ingegnere (Gonzalo) Sanchez de Lozada è un amico, un uomo decente che non avrebbe alcuna possibilità di un processo giusto in un paese dove Morales (il Presidente) controlla tutti i poteri".
I Repubblicani si sono imposti come mai prima, dalla partenza di George W. Bush dalla Casa Bianca, approfittando della più crisi economica, sociale e politica della potenza militare più grande del mondo, del malcontento e della frustrazione popolare, accentuate dagli effetti delle guerre sostenute in Iraq e in Afghanistan.
Beneficiando ora di una maggioranza nella Camera Bassa, il partito che raccoglie i sostenitori della destra più retrograda, gode delle sue connessioni occulte con ampi settori della cosiddetta comunità d’intelligence per esercitare pressioni a fondo sull'attuale amministrazione democratica.
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