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IL TRADUTTORE SI SCUSA PER GLI ERRORI

 

 

Cuba, i media occidentali e il suicidio

 

di Orlando Zapata Tamayo

 

7 marzo 2010 - Salim Lamrani www.cubadebate.cu

 

Il 23 febbraio 2010 Orlando Zapata Tamayo, recluso cubano, è morto dopo uno sciopero della fame di 83 giorni. Aveva 42 anni. Era la prima volta, dal 1972, quando morì Pedro Luis Boitel, che un prigioniero moriva in tali condizioni. I media occidentali hanno messo in primo piano questo tragico evento e  sottolineato il triste destino delle persone incarcerate a Cuba. (1)

 

La drammatica scomparsa di Zapata ha provocato una commozione giustificata da tutto il mondo. Il caso del prigioniero cubano suscita innegabilmente una certa simpatia e un sentimento di solidarietà verso una persona che ha espresso la sua disperazione e il suo malessere in prigione portando lo sciopero della fame fino alla fine. L'emozione sincera suscitata da questo caso è del tutto rispettabile.

 

Al contrario, la strumentalizzazione per fini politici della morte di Tamayo e del dolore della sua famiglia ed amici, fatta dai media occidentali, viola i principi fondamentali della deontologia giornalistica.

 

 

Zapata, "prigioniero politico o

prigioniero di diritto comune?

 

 

Dal 2004 Amnesty International (AI) lo considera come un "prigioniero di coscienza", tra i 55 che sono a Cuba, sottolineando che Zapata iniziò uno sciopero della fame per denunciare le sue condizioni di detenzione, ma anche per esigere cose impossibili da ottenere per un prigioniero, vale a dire, un televisore, una cucina personale e un telefono cellulare per chiamare la sua famiglia.(2)

 

Benché non fosse Lucifero in persona, Zapata non era un detenuto modello. In effetti secondo le autorità cubane, si è reso colpevole di diversi atti di violenza in carcere, in particolare contro le guardie, fino al punto che  la sua condanna è stata gravata fino a 25 anni di carcere. (3)

 

Curiosamente AI non menziona in nessun momento le presunte attività politiche che hanno portato Zapata in prigione. La ragione è relativamente semplice: Zapata non ha mai realizzato attività anti-governative prima della sua carcerazione. Invece, l'organizzazione riconosce che egli è stato condannato, nel maggio 2004, a tre anni di prigione per "ingiuria, disordine pubblico e resistenza". (4) Questa sanzione è relativamente lieve rispetto a quella dei settantacinque oppositori condannati nel marzo 2003  a pene che vanno fino a 28 anni di prigione "per aver ricevuto fondi o materiale del governo statunitense per realizzare attività che le autorità considerano sovversive e pregiudiziali per Cuba", come riconosce AI, ciò che è un reato grave a Cuba, ma anche in qualunque paese del mondo. Qui AI non può sfuggire ad una evidente contraddizione: da un lato qualifica queste persone come "prigionieri di coscienza" e dall'altro ammette che hanno commesso un grave reato nell’accettare "fondi o materiali da parte del governo statunitense". A differenza di questi personaggi, il governo dell'Avana non ha mai accusato Zapata di essere stipendiato da una potenza straniera e lo ha sempre considerato un recluso di diritto comune.

 

Zapata aveva gravi precedenti penali. Infatti, dal giugno 1990, è stato arrestato e condannato più volte per "alterazione dell’Ordine, danni, resistenza, due imputazioni di frode, pubblico esibizionismo, lesioni e detenzione di armi bianche". Nel 2000 fratturò, con una machetata, il cranio al cittadino Leonardo Simon. I suoi precedenti penali non comportano alcun delitto di ordine politico. Fu solo dopo la sua incarcerazione, quando sua madre, Reyna Luisa Tamayo, si avvicinò ai gruppi oppositori del governo, ma lei non è  mai stata infastidita dalla giustizia. (6)

 

 

Commozione con

doppio standard?

 

 

Stati Uniti e l'Unione Europea hanno dichiarato la loro costernazione e chiesto “la liberazione dei prigionieri politici." "Siamo profondamente costernati dalla sua morte", ha dichiarato la Segretaria di Stato, Hillary Clinton, che ha denunciato "l'oppressione dei prigionieri politici a Cuba". Bruxelles si é anche espressa in tal senso ed ha chiesto la "liberazione incondizionata di tutti i prigionieri politici". La Francia ha annunciato che "seguiva la sua situazione da vicino, aveva chiesto la sua liberazione, così come degli altri detenuti il cui stato di salute le sembrava particolarmente preoccupante" mediante il portavoce della Cancelleria, Bernard Valero. (7)

 

Il presidente cubano Raúl Castro ha "deplorato" la morte ed ha ricordato, a titolo di risposta alla commozione interessata di Washington e Bruxelles, che "in mezzo secolo, qui non abbiamo assassinato nessuno, qui non si è torturato  nessuno, qui non si è prodotta alcuna esecuzione extragiudiziale. Beh, qui a Cuba sì si è torturato, ma nella Base Navale di Guantánamo" in riferimento al centro di tortura sotto l'amministrazione USA.

 

"Loro dicono che vogliono discutere con noi e siamo disposti  a discutere con il governo degli Stati Uniti tutti i problemi che vogliono, ho ripetuto tre volte in Parlamento, tutti, tutti, tutti. Le discussioni non le accettiamo se non sono in assoluta parità da entrambe le parti. Loro possono indagare o domandare di tutte le questioni di Cuba, ma noi abbiamo il diritto di domandare su tutti i problemi degli Stati Uniti ". (8)

 

Il presidente brasiliano Lula da Silva, in visita a Cuba, ha  dichiarato anche le sue condoglianze, ma ha voluto mettere in evidenza la doppia morale dei media occidentali, di Washington e di Bruxelles ricordando una triste realtà. "Conosco praticamente tutti gli scioperi della fame che hanno avuto luogo negli ultimi 25 anni nel mondo e non sono stati pochi in cui morirono persone che facevano scioperi della fame, in vari paesi del mondo”. (9) I media ignorarono la stragrande maggioranza di questi tragici casi ed assolutamente nessuna ha avuto una copertura mediatica tanto importante come quella riservata al recluso cubano.

 

A titolo di confronto, in Francia, tra il 1 gennaio 2010 e il 24 febbraio 2010, ci sono stati 22 suicidi in carcere, tra cui quello di un adolescente di 16 anni. Nel 2009 ci furono 122 suicidi nelle carceri francesi e 115 nel 2008. Il Segretario di Stato alla giustizia, Jean-Marie Bickel, ha dichiarato la sua impotenza a questo proposito: "Quando qualcuno decide di suicidarsi ed é determinato a farlo, che sia libero o in prigione, [...] nessuna azione è possibile". Ciò nonostante, le famiglie delle vittime non ebbero diritto allo stesso trattamento mediatico di Zapata, né ad una dichiarazione pubblica ufficiale da parte del governo francese. (10)

 

Dobbiamo mettere in prospettiva il caso Zapata con altri due fatti molto più grave, ma che i media occidentali hanno deliberatamente ignorato e che illustrano chiaramente come si strumentalizza e  politicizza un fatto comune - che passerebbe inosservato nella maggior parte dei paesi del mondo - quando si tratta di Cuba.

 

Dal colpo di stato in Honduras e la instaurazione della dittatura militare, il 27 giugno 2009, capeggiata prima da Roberto Micheletti e poi, dal 28 gennaio 2010,  da Porfirio Lobo sono occorsi più di un centinaio di assassini, tra tanti casi di sparizioni ed innumerevoli casi di tortura e di violenza. Gli abusi sono quotidiani, ma i media occidentali attentamente li censurano. Così, Claudia Larissa Brizuela, membro del Fronte Nazionale di Resistenza Popolare (FNRP), oppositore al colpo di stato, è stata assassinata il 24 febbraio 2010, un giorno dopo la morte di Zapata. Non ha avuto neppure una parola in proposito sulla stampa occidentale. (11)

 

Un caso simile anche illustra la doppiezza dei media occidentali.

 

Nel dicembre 2009 in La Macarena, Colombia, si è scoperta la più grande fossa comune della storia dell'America Latina, con non meno di 2000 cadaveri. Secondo le testimonianze raccolte da euro deputati britannici lì presenti, si tratterebbero di sindacalisti e dirigenti contadini assassinati dai paramilitari e dalle forze speciali dell'esercito colombiano. Il giurista Jairo Ramirez, segretario del Comitato Permanente per la Difesa dei Diritti Umani in Colombia, ha descritto la spaventosa scena: "Ciò che abbiamo visto è spaventoso. Infinità di cadaveri e in superficie centinaia di lastre di legno di color bianco con l’iscrizione NN e con data 2005 fino ad oggi. Il comandante dell'Esercito ci ha detto che erano guerriglieri caduti in combattimento ma la gente della regione ci racconta di molti leader sociali, contadini e difensori della comunità, che scomparvero senza lasciare traccia". Nonostante le molteplici testimonianze e la presenza di parlamentari europei, nonostante la visita di una delegazione del Parlamento spagnolo lì per investigare, nessun media occidentale ha concesso il più piccolo spazio a questa notizia. (12)

 

Il suicidio di Orlando Zapata Tamayo è una tragedia e il dolore di sua madre deve essere rispettato. Ma ci sono persone che non hanno scrupoli. Ai media occidentali, Washington e l'Unione Europea poco importa della morte di Zapata, come poco gli importa dei morti quotidiani honduregni e colombiani. Zapata gli è utile solo nella guerra mediatica che fanno contro il Governo dell'Avana. Quando l'ideologia travalica l'obiettività informativa, la verità e l'etica sono le prime vittime.

 

Note

1 Juan O. Tamayo,  «Muere el preso político cubano Orlando Zapata», El Nuevo Herald, 24 de febrero de 2010.

2 Amnesty International, «Death of Cuban Prisonner of Conscience on Hunger Strike Must Herald Change», 24 de febrero de 2010. http://www.amnesty.org/en/news-and-updates/death-cuban-prisoner-conscience-hunger-strike-must-herald-change-2010-02-24 (sitio consultado el 28 de febrero de 2010).

3 Enrique Ubieta, «Orlando Zapata, ¿un muerto útil?», Cubadebate, 24 de febrero de 2010.

4 Amnesty International, «Death of Cuban Prisonner of Conscience on Hunger Strike Must Herald Change», op. cit.

5 Amnesty International, «Cuba. Cinq années de trop, le nouveau gouvernement doit libérer les dissidents emprisonnés», 18 de marzo de 2008. http://www.amnesty.org/fr/for-media/press-releases/cuba-cinq-ann%C3%A9es-de-trop-le-nouveau-gouvernement-doit-lib%C3%A9rer-les-dissid (sitio consultado el 23 de abril de 2008).

6 Andrea Rodriguez, «Prensa oficial reacciona a muerte de opositor», The Associated Press, 27 de febrero de 2010.

7 El Nuevo Herald, «Rechazo mundial al régimen castrista», 25 de febrero de 2010.

8 Raúl Castro Ruz, «Declaraciones del Presidente de los Consejos de Estado y de Ministros Raúl Castro Ruz sobre el fallecimiento del recluso Orlando Zapata Tamayo», 24 de febrero de 2010.

9 The Associated Press, « Washington Post cuestiona política de concesiones a Cuba », 26 de febrero de 2010.

10 Charlotte Menegaux, «Les limites du ‘kit anti-suicide’ en prison», Le Figaro, 25 de febrero de 2010.

11 Maurice Lemoine, «Selon que vous serez Cubain ou Colombien…», Le Monde Diplomatique, 26 de febrero de 2010.

12 Antonio Albiñana, «Aparece en Colombia una fosa común con 2.000 cadáveres», Público.es, 26 de enero de 2010.

 

Salim Lamrani vive a Parigi dove è professore, scrittore e giornalista… specialista delle relazioni tra Cuba e Stati Uniti… Ha pubblicato i libri: Washington contre Cuba edizioni Pantin; Le Temps de Cerises, Francia 2005, Cuba face à l'Empire (Cuba contro l'Impero) edizioni Timéli, Svizzera, 2006 e Fidel Castro, Cuba et les États-Unis (Pantin: Le Temps de Cerises, 2006).
 

 lamranisalim@yahoo.fr