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IL TRADUTTORE SI SCUSA PER GLI ERRORI |
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Lo rivela un documento declassificato Il "gran buono amico" di Posada nell’FBI "investigò" sugli attentati del'Avana |
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29 maggio 2010 - J.G.Allard www.granma.cubaweb.cu
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Un rapporto ufficiale della polizia federale statunitense, declassificato il 18 maggio, conferma che l'ufficiale dell'FBI, George Kiszynski, qualificato da Luis Posada Carriles, nella sua intervista al The New York Times, come un "gran buon amico" ha indagato sugli attentati che, questo terrorista internazionale, ha confessato aver provocato a L'Avana nel 1997.
Il documento di tre pagine è stato depositato come un altro elemento di prova, davanti al tribunale di El Paso, che deve procedere - in una data da determinare – nel giudicare Posada per varie imputazioni.
Datato 13 novembre 1998, le prime due pagine del rapporto declassificato riportano che il precedente 17 giugno "un esame sul terreno di quattro detonatori elettrici è stato realizzato a L'Avana, Cuba" e continua dando le "specifiche dei campioni esaminati”, quattro detonatori di marca DuPont di fabbricazione USA.
La terza pagina - una lettera indirizzata esplicitamente al capo dell’FBI di Miami - si riferisce a tre campioni di esplosivi esaminati, precisando che i risultati dell'analisi vengono come allegati. Subito dopo l'ultimo paragrafo, appare enigmaticamente, scritto a mano, il cognome Kiszynski.
Ciò indica chiaramente che l'ufficiale dell'FBI George Kiszynski, da decenni costantemente vincolato al terrorismo contro Cuba, ha partecipato in un modo o nell'altro all'investigazione condotta dalla polizia statunitense sugli attentati, del 1997, a Cuba.
Come è noto, questi attentati furono organizzati da Posada, in El Salvador, che ha qualificato Kiszynski come un "gran buon amico" in una intervista a Ann Louise Bardach e Larry Rohter, pubblicata dal The New York Times il 12 e 13 luglio 1998.
TRE UFFICIALI FBI A L’AVANA
Il 15
giugno 1998, come risultato diretto di una comunicazione all'allora presidente
USA, Bill Clinton, realizzata il mese precedente dallo scrittore colombiano
Gabriel García Márquez, su richiesta del presidente cubano Fidel Castro,
arrivò a L'Avana una delegazione dell’ FBI, che si riunì il 16 e 17 giugno
1998 con esperti cubani.
I tre
funzionari USA ricevettero, allora, un’ampia informazione sugli attentati
avvenuti a Cuba l'anno precedente, che comprendeva, tra l'altro, 64 pagine in
cui venivano presentate le prova di circa 31 azioni e piani terroristici contro
Cuba sviluppati tra il 1990 e il 1998 sotto la guida della Fondazione Nazionale
Cubano Americana
Tra gli
elementi di prova offerti, c'erano anche i segni degli esplosivi utilizzati
nella fabbricazione di bombe disattivate prima di esplodere.
I
funzionari dell'FBI s’impegnarono ad informare, nel più breve tempo possibile,
la parte cubana dei risultati della loro analisi dei materiali consegnati. Non
lo hanno mai fatto.
Poche
settimane dopo il soggiorno a Cuba degli investigatori nord americani,
l'ufficiale
Lo stesso
18 giugno, mentre gli agenti dell'FBI in visita all'Avana ritornavano al loro
paese, Posada si trovava nell'isola olandese di Aruba concedendo,
tranquillamente, l’intervista al New York Times in cui si vantava -
"orgogliosamente" dice il testo – di aver organizzato la campagna terroristica,
a Cuba, sino a permettersi di parlare apertamente dei suoi sponsor della FNCA.
E
'proprio in questa intervista che il terrorista internazionale identifica
l’agente speciale dell'FBI, George Kiszynski, come "un gran buon amico" che conosceva
da tempo.
TUTTA UNA SUCCESSIONE DI ATTI COMPLICI
La storia nota della complicità del funzionario Kiszynski con la
mafia cubano americana inizia nel 1979 quando gli investigatori Sergio Pinion e
Ozzie Austin gli comunicano i piani dei terroristi legati al Coordinamento delle
Organizzazioni Rivoluzionarie
Immediatamente Kiszynski s’incontra con i sospetti identificati,
con il pretesto d'interrogarli, e dopo aver lasciato la riunione "dimentica" la
sua valigetta.
Informati da un collaboratore infiltrato nel CORU, Pinion e
Austin denunciano Kiszynski ai suoi superiori gerarchici che realizzano
un'indagine, i cui risultati - sconosciuti - sono rapidamente archiviati.
Poco prima della scandalo Iran-Contra, Kiszynski fu proprio chi
comunicò al colonnello Oliver North, gerente del complotto al servizio di George
Bush padre, un rapporto ultra-segreto dell’ FBI, in cui si rivelava in modo
dettagliato ogni elemento di una investigazione realizzata dalla polizia di
Miami sui Contras e il traffico di droga. Un traffico in cui partecipava
attivamente l’
Il 7 febbraio 1992, lo stesso Kiszynski - nominato dall’FBI per
eseguire un ordine del Congresso di aiutare l’Ufficio del Procuratore
Indipendente, che investigava l’affare Iran- Contras - interrogò Luis Posada
Carriles, per diverse ore, presso l'ambasciata degli Stati Uniti in Honduras,
dove il terrorista si trovava.
La conversazione - piacevole - tra il poliziotto e il terrorista
si sviluppò senza che al primo venisse l'idea di arrestare il secondo.
Così Posada potrà continuare nei suoi tentativi di assassinio,
con la conferma di una simpatia di quelli del Nord verso le sue attività. E poi
lo farà tanto in Venezuela come in Repubblica Dominicana e Panama.
"MAI TORNAI A SAPERE NULLA DI LORO"
Ma ci sono altri aneddoti più sorprendenti circa questo agente
troppo speciale. Nel 1997, l'ingegnere guatemalteco
Alvarez, che oggi vive a Greenville, Carolina del Sud, informò
l'FBI. Segnalò che Posada Carriles ed i suoi complici avevano acquistato
detonatori - che riappariranno a L'Avana - per la fabbricazione di artefatti
esplosivi, e che egli aveva osservato in suo possesso esplosivo al plastico.
Secondo le dichiarazioni che dopo Alvarez ha fatto al New York
Times e che sono state pubblicate, l'FBI fu "sorprendentemente indifferente". Il
giornale ha confermato che un agente - George Kiszynski – si pose in contattato
da Miami con Alvarez.
"Mi disse (l'agente) che la mia vita era in pericolo, che quella
gente era molto pericolosa e che lasciassi il Guatemala. Mai tornai a sapere
nulla di loro" Alvarez ha dichiarato al giornale.
Lo stesso New York Times ha dovuto concludere che se l'FBI,
allora, aveva intervistato l’impresario Alvarez, avrebbe saputo come Posada
progettava gli attentati dell'Avana.
Ma non è tutto.
Lo stesso Kiszynski riapparirà il 26 marzo 2001 come testimone
nel caso dei Cinque cubani accusati di ”spionaggio” per aver infiltrato gruppi
terroristici di Miami.
La difesa lo convoca dopo essere stata informata, da parte
dell'FBI, che indagò sulla presenza, a Miami, di due barche sospette.
In tribunale, Kiszynski, i cui antecedenti, allora, erano
sconosciuti, raccontò come investigò, nel luglio 1998, su due barche ancorate
nel porto turistico di Miami, il cui proprietario preparava un'operazione
terroristica contro Cuba.
Kiszynski affermò che, in una operazione che si realizzò, si
cercò esplosivi o armi e non si trovò nulla. Dopo andò ad interrogare il
proprietario, Enrique Bassas, che, ammise, già conosceva.
Ciò che Kiszynski non ha precisato è che Bassas è uno degli
individui che si riunirono con Luis Posada Carriles, precisamente nel luglio
1998, tra il 19 e 21, nell'Hotel Holiday Inn di Città del Guatemala per
preparare un altro piano di attentato contro il Presidente cubano, che doveva
partecipare al Vertice dei Capi di Stato dei Caraibi, a Santo Domingo.
Neppure ha precisato che Bassas conobbe Posada nella provincia
cubana di Cienfuegos, dove sono nati entrambi, giacché fu membro dell’Esercito
Segreto Cubano del famigerato terrorista
La presenza della parola Kiszynski al termine dell'inventario dei
campioni di esplosivi, redatto dall'FBI dopo la visita dei suoi inviati a
L'Avana, è un'ulteriore prova della malafede nel sulfureo dossier tra la polizia
federale USA e il terrorismo cubano-americano.
Quasi dodici anni dopo della visita a Cuba degli inviati dell’
FBI, i terroristi denunciati da Cuba - tra cui Posada - sono liberi a Miami,
cospirando impunemente con la complicità dell’ FBI.
Mentre i Cinque antiterroristi, che hanno fatto il loro dovere
proteggendola loro Patria, sono tuttora sequestrati in cinque carceri degli
Stati Uniti, vittime di una odiosa macchinazione che si pretende, con un cinismo
assoluto, chiamare Giustizia.
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