Si sgonfia un'altra

campagna contro Cuba

 

 

26.01.12 - Ángel Guerra Cabrera da Rebelion

 

 

Seguendo le notizie internazionali possiamo constatare i modelli di comportamento. I consorzi mediatici montano campagne sistematiche unicamente contro i governi che non si sottomettono a Washington, difendendo la loro sovranità nazionale e cercano di condurre politiche economiche più eque. Queste campagne si basano, di regola, su menzogne, mezze verità e travisamenti. Al contrario, dirigono al più un timido segnale per mostrare "obbiettività", ai governi docili che fanno pagare pesanti sanzioni sociali alle loro popolazioni con l'oscena concentrazione neoliberale della ricchezza  e le reprimono con il pretesto della lotta al terrorismo e al narcotraffico.


Per verificare ciò che dico non si deve deve che confrontare la copertura della CNN in lingua spagnola su Venezuela, Cuba, Ecuador, Bolivia e Argentina, con ciò che fa con i governi alleati degli Stati Uniti. Lì vi è il Cile, che continua a citarsi come paradigma di successo dell'economia liberale e della solida democrazia, mentre il governo reprime brutalmente
studenti mapuche e la popolarità del presidente crolla.

 

Cito la CNN in spagnolo per la sua ineguagliabile manipolazione informativa - forse paragonabile solo al gruppo Prisa - ma lo stesso si può dire di tutti i grandi media. Ma queste pratiche, non solo di disinformazione, ma anche d'impoverimento spirituale del pubblico, richiedono un requisito. Si devono produrre stereotipi, triturandoli un giorno e il successivo, in modo che i destinatari del messaggio successivamente accettino qualsiasi idea relazionata a questo per irrazionale e senza senso che sia. Si tratta, come spiegato in dettaglio dal linguista Noam Chomsky, della "manipolazione del consenso".


Secondo questo stereotipo, Cuba è una tirannia, che viola sistematiche i diritti umani che opprime il suo popolo, menzogna che dal 1959 è stato detta e ripetuta nelle scuole, dai pulpiti, nelle riunioni sociali delle classi ricche, i libri di parte e, naturalmente, nei mass media, utilizzando tutti gli strumenti di controllo culturale e ideologi della dominazione capitalista.

 

Negli ultimi decenni la macchina della propaganda degli Stati Uniti è stata utilizzata a fondo per far credere che esista un'opposizione all'interno dell'isola, intendendo come tale approfittatori pagati dalla potenza del nord, la cui agenda di lavori non interessa ai cubani. Tutto questo è noto non solo per le irrefutabili prove presentate, a questo proposito, da L'Avana, ma dovuto anche alle inestimabili rivelazioni  di Wikyleaks dei cabli segreti (da o su Cuba) incrociati tra diplomatici e Dipartimento di Stato.

 

E' molto eloquente che siano gli approfittatori, come la blogger Yohany Sanchez, l' "attivista" Elizardo Sanchez e le cosiddette Dame in bianco, le fonti su Cuba dei citati mass media. E' il caso dell'ultima campagna contro L'Avana per la morte - in un inesistente sciopero della fame - del prigioniero comune di Wilmar Villar, convertito in prigioniero politico dalla notte alla mattina da queste fonti. I media partecipanti, seguendo la "testimonianza" dei mercenari hanno lanciato l'attacco senza ascoltare la versione del governo cubano. Come di rigore Washington e alcuni suoi amichetti europei e latino-americani hanno dato credito e di nuovo attaccato Cuba con il ritornello dei diritti umani. L'asino parlando di orecchie.


Basta ricordare la storia delle armi "di distruzione di massa" in Iraq, o il "bombardamento" di Gheddafi dei propri connazionali, di cui non hanno mai mostrato una singola prova, o le centinaia di "morti" di Fidel Castro. Nel caso di Iraq e Libia la menzogna é servita da pretesto per distruggere e dissanguare Stati. Utilizzandola furiosamente, si é creato il clima psicologico favorevole all'aggressione contro la Libia, pur essendo più che evidente che mai che il capitalismo può offrire altra cosa ai popoli che non sia la fame, l'ignoranza, le guerre ingiuste, la devastazione ambientale e riduzioni significative dei livelli di vita e di conquiste sociali. Non solo nei paesi poveri, ma negli stessi centri imperiali come gli Stati Uniti e l'Unione Europea. La menzogna è un'arma di guerra che può essere molto pericolosa se non é smascherata innalzando la verità, come Cuba ha fatto ancora una volta.


Le campagna diffamatorie contro l'isola cercano di giustificare l'odioso
blocco, ma anche perseguono sedimentare l'ipocrita e criminale nozione di moda, il diritto a "proteggere" applicato in Libia.