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Un banale incidente automobilistico |
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31 luglio 2012 - A.Riccio http://www.giannimina-latinoamerica.it/
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E’
passata una settimana dall’incidente
stradale in cui hanno perso la vita Osvaldo Payá e
un suo compagno in una delle strade dissestate
dell’Oriente cubano.
Una settimana in cui si č scatenata la gazzarra di
insinuazioni assurde, pettegolezzi e illazioni per
cui il dissidente cubano sarebbe morto per una
manovra diabolicamente selettiva degli agenti di
sicurezza che sarebbero riusciti a far fuori i due
cubani lasciando praticamente illesi il conducente
spagnolo e il passeggero svedese con cui si
accompagnavano.
Fra i primi a insinuare sospetti la moglie e la
figlia di Payá, ma anche la bloggera Yoani Sánchez -
che ormai sostituisce nelle pagine di El País il
corrispondente defenestrato Mauricio Vicens - rende
onore alla figura del dissidente cattolico (del
quale non era mai stata una ammiratrice) e reclama a
gran voce trasparenza e giustizia. Decine e decine
di casse di risonanza (televisioni di Miami, reti di
Faceboock, blog di varia provenienza e,
naturalmente, giornali “indipendenti” come la nostra
Repubblica), hanno ampliato e fatto eco ai sospetti
e alle insinuazioni lasciando in sottofondo le
dichiarazione dei testimoni, le foto dell’incidente
e le conclusioni delle forze dell’ordine. E
lasciando sotto silenzio la bizzarra combinazione
che nell’auto da noleggio vi fossero due persone
entrate a Cuba con un visto turistico, militanti di
organizzazioni politiche di destra sia in Spagna che
in Svezia. Il povero Olof Palme, se fosse ancora
vivo, morirebbe di vergogna sapendo che nel suo
paese il destrorso Partito Democristiano Svedese
incarica il Presidente della sua Lega Giovanile di
entrare in contatto con lo spagnolo Carromero,
Vicesegretario generale di Nuevas Generaciones (che
č il settore giovanile del Partido Popular al
potere) allo scopo di portare soldi al Movimento
Cristiano Liberación presieduto da Payá, oltre a un
telefono cellulare programmato con gli indirizzi
necessari, con lo scopo di fondare il settore
giovanile del movimento.
In
un
editoriale del Granma
di oggi, veniamo a sapere tutti i particolari e gli
intrecci che legano settori di destra di Spagna e
Svezia e la loro collaborazione con le operazioni di
destabilizzazione che da Miami e dagli Stati uniti
continuano ad essere messe in atto al fine di
fabbricare una opposizione che possa consentire
operazioni come quelle messe in atto in Nord Africa
per operare un cambio di regime utilizzando accessi
alla rete, computer e altri strumenti tecnici.
L’editoriale del Granma ci ricorda che fra il 2009 e
il 2012, dal Dipartimento di Stato l’Agenzia degli
Stati Uniti per lo sviluppo internazionale
(USAID)
ha ricevuto 75 milioni di dollari a questo scopo e
che insieme a questa organizzazione, lavorano con lo
stesso proposito numerose altre agenzie come la
NED,
il Gruppo Prisa (quello che pubblica il quotidiano
spagnolo El País), l’Istituto Democratico Europeo e
altre ancora.
Nella ridda di video, articoli e commenti in rete,
ne ho visto uno sui funerali di Payá che veniva
annunciato come la prova di una manifestazione
numerosa di oppositori, ma lě si sentivano grida di
“Viva Fidel” fra la gente che osservava fuori dalla
chiesa mentre un gruppo di oppositori, fra cui
Guillermo Farińas noto per i suoi frequenti scioperi
della fame, venivano portati via dalle forze
dell’ordine le quali - va notato - non portano
caschi né scudi né giubbotti antiproiettile ed erano
presenti proprio per tutelare l’ordine ed evitare lo
scontro che i dissidenti cercano per poter
denunciare detenzioni e interrogatori. Le persone
allontanate dalla scena dei funerali sono state
subito rilasciate senza iscriverli a registro, senza
imputazioni.
Dopo l’attacco mediatico sul colera a Cuba in piena
stagione turistica, adesso il can-can per la morte
di Payá e la preoccupazione del governo spagnolo per
il ritorno in patria di Angel Carromero, trattenuto
a Cuba, a norma di legge, essendo responsabile della
morte di due persone. In un video lo spagnolo nega
che vi fosse un’altra macchina nel momento
dell’incidente e riconosce di aver perso il
controllo della sua. Fa un po’ pena questo giovane
spagnolo che, non curandosi dei grandi disordini che
animano le piazze del suo paese, delle proteste e
delle richieste degli “indignados”, della marcia dei
minatori, si preoccupa di portare in un paese molto
piů tranquillo di altri, i semi della discordia con
il proposito di innescare una guerra civile come
quella che attualmente attraversa la Siria, un paese
nel quale č stata usata in maniera massiccia le
stessa strategia destabilizzatrice. |
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