Yoani Sanchez potrebbe liberare

il soldato Bradley Manning

 

 

14.03.2013 - M. H. Lagarde http://cambiosencuba.blogspot.it/

 

 

La blogger mercenaria cubana - che come ha appena terminato di dichiarare in una riunione della SIP, così come al Senato del Messico, è una fervente sostenitrice della libertà di espressione - ha nelle sue mani la possibilità di aiutare a sbarazzarsi della condanna a vita il soldato USA Bradley Manning.

Manning, come sappiamo, è stato incriminato da un tribunale militare USA per cooperazione criminale con il portale Wikileaks e la diffusione di migliaia di dispacci diplomatici e relazioni federali che dettagliavano azioni interventiste del Dipartimento di Stato e del Pentagono in vari paesi stranieri.

Yoani Sanchez, che come parte del suo tour di 80 giorni intorno al mondo é stata invitata dal senatore Bill Nelson a parlare al Campidoglio di Washington e, probabilmente, fino ad intervistare lo stesso Obama ben potrebbe sostenere, con tale illustre pubblico, che i dispacci rivelati da Wikileaks per il quale è accusato il soldato Manning di "collaborare con il nemico" sono, secondo quanto lei ha lasciato intendere in varie occasioni durante il suo "tour", presumibilmente "falsi".

Secondo quanto dichiarato dalla blogger in Brasile lei non è della CIA perché nessun cablo di Wikileaks dice testualmente che lo sia, come se la CIA facesse contratti ai suoi agenti e poi li diffondesse attraverso le reti.

Allo stesso modo potrebbe sostenere che sono "falsi" i dispacci, datati in l'Havana, che assicurano che suo
marito, Reinaldo Escobar, ha realizzato lavori di raccolta e analisi delle informazioni sulle elezioni a Cuba per l'Ufficio d'Interessi degli Stati Uniti, o quello in cui si afferma che le risposte ad un'intervista che la blogger ha realizzato al presidente USA mai furono risposte da Obama, ma da funzionari della sede diplomatica degli Stati Uniti nell'Isola.

Altri argomenti a favore del soldato Manning sarebbe etichettare come "errori" il messaggio in cui l'ex capo della Sezione di Interessi degli Stati Uniti, Jonathan Farrar, qualifica la blogger come la speranza della "dissidenza" cubana; o le dichiarazioni di un altro ex direttore dell'Ufficio Sezione di Interessi a L'Avana, Michael Parmly, che ha confessato di temere per la sicurezza della blogger con la quale, secondo lui, aveva avuto diversi incontri.

Chiarito questi punti di fronte agli onorevoli senatori nel Campidoglio probabilmente crollerebbero di colpo le accuse che oggi pesano contro il 25enne soldato, Bradley Manning, che - anche in difesa della libertà di espressione - rese pubblici attraverso Wikileaks le atrocità che il governo degli Stati Uniti realizza in numerosi paesi e le nasconde - in nome di non si sa quale libertà - ai propri cittadini e al mondo.

Posto che secondo la difensora incontaminata della verità, Yoani Sanchez - a quanto pare - i dispacci pubblicati sul sito gestito da Julian Assange sono "falsi", il governo degli Stati Uniti non dovrebbe più preoccuparsi per il rischio che potrebbero correre, in tutto il mondo, i fedeli "attivisti" incaricati di curare gli interessi del governo degli Stati Uniti nei loro rispettivi paesi.

Per eliminare questo falso allarme, che ancora mantiene in suspense la libertà di Manning e esiliato perpetuo presso l'Ambasciata dell'Ecuador a Londra, Assange, nessuno esempio sarebbe più convincente che quello della stessa "attivista" cubana che, invece di stare dietro le sbarre nei sotterranei bui dell'Havana, va in tour in tutto il mondo, impartisce magistrali conferenze in senati, riceve premi a bizzeffe e soggiorna in alberghi costosi e lussuosi.

 

 

Yoani Sánchez podría liberar al soldado Bradley Manning

Por M. H. Lagarde

La bloguera mercenaria cubana -quien según acaba declarar en un encuentro de la SIP, así como en el senado de México, es una ferviente defensora de la libertad de expresión-, tiene en sus manos la humanitaria posibilidad de ayudar a librarse de la cadena perpetua al soldado estadounidense Bradley Manning.
Manning, como se sabe, fue inculpado por un tribunal militar estadounidense de cooperación delictiva con el portal digital Wikileaks y la difusión de miles de cables diplomáticos y reportes federales que detallan acciones injerencistas del Departamento de Estado y el Pentágono en múltiples territorios extranjeros.
Yoani Sánchez, quien como parte de su gira de 80 días alrededor del mundo ha sido invitada por el senador Bill Nelson a hablar en el Capitolio de Washington, y probablemente hasta se entreviste con el mismísimo Obama, bien podría alegar, ante tan distinguidos auditorios, que los cables revelados por Wikileaks por los que se acusa al soldado Manning de “colaborar con el enemigo” son, según ha dejado entender ella en varias ocasiones durante su "tour", presumiblemente “falsos”.
Según declaró la bloguera en Brasil ella no es de la CIA porque ningún cable de Wikileaks dice textualmente que así sea, como si la CIA le hiciera contratos a sus agentes y luego los difundiera a través de las redes.
De igual modo, podría aducir que son “falsos” el cable fechado en La Habana que asegura que su esposo, Reinaldo Escobar, ha realizado trabajos de recopilación y análisis de información sobre las elecciones en Cuba para la Oficina de Intereses de Estados Unidos, o aquel otro donde se afirma que las respuestas a una entrevista que la bloguera le realizara al presidente estadounidense nunca fueron respondidas por Obama, sino por los funcionarios de la sede diplomática norteamericana en la Isla.
Otros argumentos a favor del soldado Manning serían tildar de “falacias” el mensaje donde el ex jefe de la SINA, Jonathan Farrar, cataloga a la bloguera como la esperanza de la “disidencia” cubana; o las declaraciones de otro ex director de la Oficina de Intereses en La Habana, Michael Parmly, quien confesó temer por la seguridad de la bloguera con la que, según él, había sostenido varios encuentros.
Aclarados estos puntos ante los honorables senadores en el Capitolio lo más probable es que se desmoronen de un golpe los cargos que hoy pesan contra el soldado de 25 años, Bradley Manning, quien -también en defensa de la libertad de expresión-, hizo públicas a través de Wikileaks las atrocidades que el gobierno de Estados Unidos realiza en numerosos países y le oculta -en nombre de no se sabe qué libertad-, a sus propios ciudadanos y al mundo.
Puesto que según la defensora impoluta de la verdad, Yoani Sánchez -al parecer- los cables publicados en el sitio dirigido por Julian Assange son “falsos”, el gobierno estadounidense ya no tendrá que preocuparse más por el riesgo que podrían correr en todo el mundo los fieles “activistas” encargados de velar por los intereses del gobierno de Estados Unidos en sus respectivos países.
Para eliminar esa falsa alarma, que aún mantiene en vilo la libertad de Manning y asilado a perpetuidad en la embajada de Ecuador, en Londres, a Assange, ningún ejemplo sería más convincente que el de la propia “activista” cubana quien, en vez de estar tras las rejas de las tenebrosas mazmorras de La Habana, anda de gira por el mundo, imparte magistrales conferencias en senados, recibe premios a granel y se hospeda en caros y lujosos hoteles.