E' appena
deceduto, a
Miami,
Enrique Ros,
padre della
congressista
cubano
americana Ileana
Ros-Lehtinen.
Tutti sanno
come pensava
e si
proponeva in
vita Enrique
Ros. E tutti
sanno quello
che io
pensavo del
suo
agire,
perché l'ho
segnalato in
ogni
momento. E'
anche noto
ciò che in
materia di
politica
anticubana
significa
l'agire
della
congressista
Ileana
Ros-Lehtinen
e quanto
deve quella
proiezione
negativa
all'influenza
di suo padre
come
mentore.
Nonostante
tutte le
critiche che
ho fatto a
Enrique Ros
in vita, io
alla persona
che muore
auguro,
sinceramente,
di riposare
in pace. Sono incapace di
esprimere
critiche che non
conducono a
nulla, se non
in casi
molto estremi o
come
riferimento
storico,
come ho
fatto dopo
la morte del
terrorista
Orlando
Bosch. So
lasciarle
lì.
Enrique
Ros é stato,
per tutta la
sua vita
(morì a 89
anni), un
uomo che ha
costantemente
attaccato la
nazione
cubana, che
è stato dietro
le
politiche
più ferree
contro il
governo e il
popolo di
Cuba, che si
relazionava
e teneva
amicizie con
noti
terroristi
(sia lui che
sua figlia);
nonostante
tutto
questo, io vi
invito a
controllare la
stampa
cubana, sia
giornali che
blog e siti
web per
vedere se
trovate un
minimo
festeggiamento
per la sua
morte.
Semplicemente
non esiste.
Quello che
ho detto in
precedenza
sulla non
celebrazione
della morte
di qualcuno
tra i cubani
buoni é
avvenuto
anche alla
morte di
Rafael Diaz-Balart,
che è stata
una persona
altamente
negativa per
quanto
riguarda la
rivoluzione
e il suo
popolo; e di
Jorge Mas
Canosa,
creatore
della
Fondazione
Nazionale
Cubano
Americana, lobbista
per la firma
della legge Helms-Burton
e la
creazione
delle mal
chiamate
Radio e TV Martí, e
finanziatore
di
terroristi
come
Luis Posada
Carriles.
Nonostante
tutto
questo, non
c'é stata a
Cuba
festeggiamento per
le morti di Diaz-Balart
o di Mas
Canosa.
Nel momento
fatale non
si é avuta
nella stampa
né in
dichiarazioni
di
funzionari
cubani
nessuna
espressione
fuori luogo.
Solo
silenzio e
discrezione
per il
dolore degli
altri; come
sta
accadendo
oggi a Cuba
nel caso
della morte
di Enrique
Ros.
Sapendo,
ripeto, che
per decenni
Enrique Ros
é stato un nemico
non
esattamente
onorevole
(perché ci
sono nemici
onorevoli)
della
rivoluzione,
essendo
autore di
truculenti
libri
sulla nostra
storia. Più
di due
dozzine di
titoli
pubblicati
gli
riconoscono
i suoi
accoliti;
migliaia di
pagine
falsando la
verità della
patria
cubana,
mancando di
obiettività,
equilibrio e
rimanendo nella
pura
propaganda.
Nei suoi
libri
Enrique Ros
ha diffamato
la memoria
del
Comandante
Ernesto Che
Guevara, ha
calunniato
il
comportamento
delle truppe
cubane nella
guerra in
Angola, ha
elogiato gli
eccessi
della
controrivoluzione
nell'Escambray,
non ha
saputo o non
ha potuto
capire
l'eroismo
del popolo
nella crisi
di ottobre
dove tutta
Cuba era
disposta ad
arrivare al
massimo per
la difesa
della
propria
sovranità,
ha
screditato
la vittoria
rivoluzionaria
contro le
truppe
mercenarie
che invasero
per la Baia
dei Porci,
ha elogiato
la
preparazione
da Miami di
atti
terroristici
contro Cuba,
e molto
altro.
Eppure, nessuno ha fatto una festa a Cuba per la sua morte, come si é fatta a Miami il 31 luglio 2006, quando venne reso noto che Fidel soffriva una malattia che lo costringeva ad allontanarsi temporaneamente dalle sue responsabilità; o quando recentemente si é saputo della morte del Presidente Hugo Chavez, che venne celebrata in alcuni circoli di Miami con champagne, qualificando pubblicamente la perdita come "un miracolo divino per la democrazia". In programmi televisivi di Miami si sono festeggiate queste notizie negative; in particolare mi ricordo che nel programma ormai scomparso "A Mano Limpia" del Canale 41, il conduttore Oscar Haza giocava all'assassinio del Presidente chiamando irresponsabilmente la morte "cambiamento della salute".
La stessa Ileana Ros-Lehtinen è giunta a confessare che non aveva obiezioni di fronte all'eliminazione fisica di Fidel, cosa che ho poi dovuto ritrattare per la più semplice norma di etica pubblica, essendo un legislatrice federale.
Gli immigrati cubani residenti a Miami, patrioti e amanti del loro paese, hanno espresso rifiuto del comportamento di questi estremisti cubano americani di fronte a fenomeni tanto rispettabilmente umani come la morte e le malattie.
E'
scandaloso
che la
destra
cubano-americana
che gode alla
disgrazia
degli altri
si ritenga
cattolica.
Cattolici
molto
singolari,
questi
personaggi,
che solo
credono in
Dio le
domeniche
quando
partecipano
alla messa,
soprattutto
se vi è
qualche
telecamera
tv presente.
Il vero popolo cubano, sia nell'isola come a Miami, ha un comportamento rispettoso.
Si tratta di
una linea di
condotta
mantenuta in
ogni momento
ed insegnata
da Fidel.
Per queste
persone il
popolo
cubano non
sente odio;
disprezzo
sì, ma non
odio.
Rallegrarsi della morte di un nemico politico ignorando il dolore degli esseri intorno a lui, come fanno a Miami, non é nell'etica della nazione cubana. Che differenza! Che differenza, e lo rimarco, tra il popolo cubano e questa gente che si eccita di fronte agli uragani che affliggono Cuba! Che differenza tra i giornalisti responsabili ed i calunniatori che da Miami danno notizie sul colera a Bayamo e Manzanillo con morbosità irrefrenabile, che sono felici per incidenti e tragedie occorse ai loro connazionali! Un'enorme e a volte penso insormontabile differenza.
Gli sconfitti e fuggitivi da Cuba sono sempre in attesa che forze maggiori come la natura e il governo degli Stati Uniti li aiutino a risolvere ciò che essi non sono in grado di ottenere. Gli va bene tanto la morte di un leader che un ciclone per sognare la fine della rivoluzione cubana. Questa fine che hanno aspettato per più di mezzo secolo non sta per arrivare. E se succedesse, non succederà, ma se succedesse, dovremmo ritornare alle colline d'oriente, perché un paese come Cuba non può cadere nelle mani di gente come questa.
La esperanza de muerte de la derecha cubanoamericana de Miami
Por Edmundo García
www.latardesemueve.com
Acaba de fallecer en Miami Enrique Ros, padre de la congresista
cubanoamericana Ileana Ros-Lehtinen. Todo el mundo sabe cómo pensaba y
se proyectaba en la vida Enrique Ros. Y todo el mundo sabe lo que yo
pensaba de su actitud porque lo señalé en cada momento. Se conoce
también todo lo que en materia de política anticubana significa la
actuación de la congresista Ileana Ros-Lehtinen y cuánto debe esa
proyección negativa a la influencia de su padre como mentor.
A pesar de todas las críticas que le hice a Enrique Ros en vida, yo a la
persona cuando fallece le deseo honestamente que descanse en paz. Soy
incapaz de verter críticas que ya no proceden, a no ser en casos muy
extremos o como referencia histórica, como hice tras la muerte del
terrorista Orlando Bosch. Yo lo sé dejar ahí.
Enrique Ros fue a lo largo
de su vida (murió de 89 años) un hombre que atacó permanentemente a la
nación cubana, que estuvo detrás de las políticas más férreas contra el
gobierno y el pueblo de Cuba, que se codeaba y tenía amistad con
terroristas connotados (tanto él como su hija); a pesar de todo esto, yo
les invito a que revisen la prensa cubana, tanto periódicos como blogs y
páginas electrónicas, a ver si encuentran un mínimo festejo por su
muerte. Simplemente no existe.
Lo que he dicho anteriormente sobre la no celebración de la muerte ajena
entre buenos cubanos también ocurrió cuando el fallecimiento de Rafael
Díaz-Balart, que fue una persona altamente tóxica con respecto a la
revolución y su pueblo; y de Jorge Mas Canosa, creador de la Fundación
Nacional Cubano Americana, cabildero por la firma de la Ley Helms-Burton
y la creación de las mal llamadas Radio y Televisión Martí, así como
financiero de terroristas como Luis Posada Carriles. A pesar de todo
esto, tampoco hubo en Cuba un jolgorio por las muertes de Díaz-Balart o
Mas Canosa.
En el momento fatal no hubo en la prensa ni en declaraciones de
funcionarios cubanos ninguna expresión fuera de lugar. Solo silencio y
discreción ante el dolor ajeno; como está ocurriendo hoy en Cuba con el
caso de la muerte de Enrique Ros. Sabiendo, repito, que durante décadas
Enrique Ros fue un enemigo no precisamente honorable (porque hay
enemigos honorables) de la revolución, siendo autor de libros
truculentos sobre nuestra historia. Más de dos decenas de títulos
publicados le reconocen sus acólitos; miles de páginas tergiversando la
verdad de la patria cubana, faltando a la objetivad, al balance y
quedándose en pura propaganda.
En sus libros Enrique Ros difamó la memoria del Comandante Ernesto Che
Guevara, calumnió el comportamiento de las tropas cubanas en la guerra
de Angola, hizo el elogio de los desmanes de la contrarrevolución en el
Escambray, no supo o no pudo entender el heroísmo del pueblo en la
crisis de octubre donde toda Cuba estuvo dispuesta a llegar a lo máximo
por la defensa de su soberanía, menoscabó el triunfo revolucionario
frente a las tropas mercenarias que invadieron por Playa Girón, elogió
la preparación desde Miami de actos terroristas contra Cuba, y mucho más.
Así y todo, nadie ha hecho una fiesta en Cuba por su muerte, como sí hicieron en Miami el 31 de julio del año 2006, cuando se informó que Fidel sufría una enfermedad que le obligaba a distanciarse temporalmente de sus responsabilidades; o cuando recientemente se dio a conocer la muerte del Presidente Hugo Chávez, que se celebró en algunos círculos de Miami con champán, calificándose públicamente la pérdida como “un milagro divino para la democracia”. En programas de televisión de Miami se festejaron estas noticias adversas; en particular recuerdo que en el ya desaparecido programa “A Mano Limpia” del canal 41, su conductor Oscar Haza jugaba al magnicidio llamando irresponsablemente a la muerte “modificación de la salud”.
La propia Ileana Ros-Lehtinen llegó a confesar que no tenía objeciones
ante la eliminación física de Fidel, cosa de la que después se tuvo que
retractar por la más simple norma de ética pública, tratándose de una
legisladora federal. Los emigrantes cubanos residentes en Miami,
patriotas y amantes de su país, expresaron rechazo al comportamiento de
estos extremistas cubanoamericanos ante fenómenos tan respetablemente
humanos como la muerte y las enfermedades. Resulta escandaloso que esa
derecha cubanoamericana que goza con la desgracia de los otros se tenga
a sí misma como católica. Católicos muy singulares esos personajes que
solo creen en Dios los domingos cuando asisten a misa; sobre todo si hay
alguna cámara de televisión presente.
El verdadero pueblo cubano, tanto en la isla como en Miami, tiene un
comportamiento respetuoso. Es una línea de conducta mantenida durante
todo el tiempo y enseñada por Fidel.
Por esas personas el pueblo cubano no siente odio; desprecio sí, pero no
odio. Alegrarse de la muerte del enemigo político ignorando el dolor de
los seres que le rodean, como se suele hacer en Miami, no está en la
ética de la nación cubana. ¡Qué diferencia! ¡Qué diferencia, y lo
remarco, entre el pueblo cubano y esta gente que se excita ante los
huracanes que azotan a Cuba!
¡Qué diferencia entre los periodistas responsables y los difamadores que
desde Miami reportan sobre el cólera en Bayamo o Manzanillo con morbo
incontenible, que se sienten felices por accidentes y tragedias
ocurridas a sus compatriotas! Una enorme y a veces creo que insuperable
diferencia.
Los vencidos y huidos de Cuba siempre están esperando que
fuerzas mayores como la naturaleza y el gobierno norteamericano les
ayuden a resolver lo que ellos son incapaces de lograr. Les viene bien
lo mismo la muerte de un dirigente que un ciclón para soñar con el fin
de la revolución cubana. Ese fin que han esperado por más de medio siglo
no va a llegar. Y si sucediera, no va a suceder pero si sucediera,
habría que ir de nuevo para las lomas de oriente porque un país como
Cuba no puede caer en manos de gente como esa.