9 novembre 2007 - P.F.Alvarado Godoy www.granma.cu |
Ma gli Stati Uniti vogliono davvero
processare Posada Carriles? |
Quando il Gran Giurì del New Jersey ha cominciato un’indagine nell’agosto del 2006, sulla partecipazione di Luis Posada Carriles agli attentati con bombe contro gli alberghi cubani nel 1997, molta gente ha pensato che finalmente questo criminale sarebbe stato accusato dalle autorità statunitensi, dopo il vergognoso ruolo che hanno rappresentato durante il processo contro questo noto criminale a El Paso, in Texas. Senza dubbio, sarebbe stata un’opportunità per la giustizia americana ripulire l’immagine sporca che ha mostrato al mondo in quel processo legale, e anche se tardi “fare giustizia” allo sbandierato antiterrorismo che sventola il presidente Bush.
I Dipartimenti di Giustizia, della Sicurezza Interna e altre agenzie federali hanno fatto una figuraccia per la posizione presa durante la querela legale contro Posada Carriles, perchè aveva violato le leggi migratorie degli Stati Uniti entrando illegalmente nel paese.
Il giudice Garney ha fortemente criticato la Procura perchè non ha utilizzato i “meccanismi a sua disposizione per giustificare la detenzione di Posada” e perchè incredibilmente “ha scelto di non utilizzarli”. Il legale faceva riferimento a una relazione del Procuratore Generale sulla condizione di Posada Carriles come terrorista.
È chiaro che il Procuratore Generale e la sua Sezione Antiterroristica si sono rifiutati di riconoscere che Posada Carriles è un noto criminale, senza dubbio per le pressioni della stessa amministrazione e la paura dei ricatti della mafia cubana a Miami e dello stesso terrorista. Se questa relazione fosse stata consegnata alla Corte, sarebbero state create le condizioni legali per procedere alla detenzione permanente di Posada Carriles, garantendo ogni sei mesi la revisione della sua condizione di terrorista.
Anche se la Sezione Antiterrorirstica disponeva in quel momento di abbondanti prove d’accusa contro Posada, offerte da Cuba e fornite da infinità di fonti pubbliche e dalle stesse dichiarazioni del criminale, la Procura non ha usato nemmeno una prova sul prontuario terroristico dell’assassino.
Questi due fatti, la mancanza di prove fornite dal governo degli USA e l’assenza di una certificazione, hanno aperto le porte all’impunità ed hanno reso possibile che gli avvocati della difesa facessero pressione sulla corte per ottenere la liberazione dietro cauzione del terrorista.
Diversi fatti avvenuti negli Stati Uniti, che riguardavano Posada Carriles e vari suoi complici, dimostrano che esiste l’intenzioni d’evitare qualsiasi processo contro il terrorista per le sue attività criminali contro Cuba.
Tenerlo presente permette di provare che le autorità statunitensi e i loro complici della mafia terroristica di Miami maneggiano diversi e nascosti fili tra le quinte, per garantire nuovamente l’impunità.
Il presidente degli Stati Uniti, George W. Bush si è riunito con l’ex dirigente della Fondazione Nazionale Cubano-Americana (FNCA) e finanziatore diretto delle attività terroristiche contro Cuba, Alberto Hernández, nell’aeroporto di Fort Lauderdale, in occasione della visita del Presidente che doveva partecipare all’Assemblea Generale dell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA) il 10 giugno 2005. Alberto Hernández è un forte sostegno della mafia e di Posada Carriles.
Vari congressisti del sud del Florida coinvolti fino alle midolla negli attacchi contro Cuba, Lincoln Díaz-Balart, Mario Díaz-Balart e Ileana Ros-Lehtinen, avevano sollecitato nei mesi di maggio e di novembre del 2003, all’ex presidentessa panamense Mireya Moscoso, il perdono per Posada Carriles e i suoi tre complici per il tentativo d’assassinare Fidel Castro a Panama.
Ma non solo. Avevano anche fatto gestioni segrete nel settembre del 2006, presso il governo di Bush, per liberare il terrorista per il quale, hanno detto, provano una profonda ammirazione. Vari complici di Posada Carriles sono stati esonerati dalle accuse contro di loro per vari delitti:
b) Un altro noto terrorista, Ernesto Abreu, è stato liberato dal giudice federale Davod Briones nell’ottobre 2006, anche se si era rifiutato di dichiarare presso la Corte durante il processo di El Paso, in Texas.
c) Nel gennaio 2007 il terrorista Santiago Álvarez, condannato
a 4 anni di privazione della libertà per il delitto di cospirazione per il possesso di un arsenale di armi da guerra, insieme a Osvaldo Mitat, ha accordato con la Procura, dopo aver consegnato alle autorità il suo notevole arsenale di armi da guerra con carabine, detonatori, esplosivi C-4, un lanciagranate e munizioni e le sue dichiarazioni sul fatto che queste armi sarebbero state utilizzate per attaccare un governo straniero, quello cubano, in franca violazione della Legge di Neutralità, non hanno fatto arrossire né la Procura, né il giudice che ha ridotto al minimo le condanne.
d) La stessa farsa che è stata ordita con Santiago Álvarez e Osvaldo Mitat, si è ripetuta sfacciatamente nel giugno 2007 quando l’avvocato di un altro terrorista, Roberto Ferro, che è stato detenuto con un importante numero di armi di contrabbando, è riuscito a far sì che la Procura imponesse una sentenza irrisoria al suo cliente.
Euforico e in attesa della più sfacciata impunità, come solo sa fare colui che nulla teme, Posada Carriles ha fatto delle ciniche dichiarazioni a El Paso, in Texas, parlando per la stazione radiofonica di Miami WQBA, nell’agosto del 2006: “I miei piani futuri sono Cuba, il mio obiettivo è Cuba e continuerà a essere Cuba, ritornare nella mia Isola, nella mia Patria”.
Due mesi dopo, in ottobre, il terrorista avido di protagonismo ha dichiarato alla stazione radiofonica La Poderosa: “Questa settimana il giudice federale decide e, secondo la legge, corrisponde che mi liberino. Non sono nervoso, ma molto ottimista e verrò liberato. Se rinascessi, farei lo stesso. Non mi pento di nulla”. Perchè Posada si esprimeva in un modo così fiducioso? Senza dubbio, era assolutamente certo che grazie alla manovra ordita dal governo nordamericano avrebbe ottenuto la liberazione.
Uno dei fatti che provano lo sfacciato intrigo delle autorità nordamericane per assolvere Posada ed evitare un processo successivo contro di lui, è stata la distruzione del suo dossier criminale per ordine dell’agente speciale Ed Pesquera, niente meno che il figlio di un altro acerrimo nemico di Cuba, Héctor Pesquera, ex capo del Burò Federale delle Indagini (FBI) del sud della Florida. Questo fatto è stato denunciato dalla giornalista Ann Louise Bardach e attira fortemente l’attenzione che in questo dossier distrutto nel 1998, ci fossero vari documenti che coinvolgevano direttamente il terrorista con gli attentati - con bombe - perpetrati contro centri turistici cubani nel 1997. Richiama l’attenzione anche che Ed Pesquera non abbia mai ricevuto la minima ammonizione dai suoi capi per questo atteggiamento.
Il 17 aprile 2007 la Corte d’Appello di New Orleans ha inesplicabilmente respinto una mozione presentata dai pubblici ministeri Paul Ahern e John W. Van Lonkhuyzen con la richiesta del governo degli Stati Uniti di mantenere detenuto Luis Posada Carriles. La giustizia corrotta, l’inefficacia e la compiacenza dei giudici, hanno dato un appoggio finale all’impunità.
Da quel momento Posada Carriles ha ottenuto la libertà e si è spostato a Miami, dove gode della protezione delle autorità e dei suoi complici.
I suoi avvocati e i suoi complici gli hanno consigliato di restare in silenzio e di non fare dichiarazioni - mortificando il suo cinico protagonismo - in attesa dei risultati delle indagine in New Jersey.
Me lo immagino calmo, godendo sfacciatamente perchè è intoccabile.
L’INDAGINE CONTRO POSADA IN NEW JERSEY: UN’ALTRA FARSA?
Con esigue informazioni alla stampa, l’opinione pubblica è venuta a sapere dell’inizio di un’indagine contro Luis Posada Carriles nell’agosto 2006, svolta da un Gran Giurì del New Jersey. Il proposito dell’indagine è determinare il grado di partecipazione di Posada Carriles agli attentati terroristici negli alberghi all’Avana e Varadero, così come il livello di finanziamento per queste attività da parte di complici cubano-americani residenti in New Jersey.
Stando a vari mass media, soprattutto ai non statunitensi, l’indagine abborda la forma in cui Posada Carriles aveva ricevuto forti somme di denaro dal New Jersey, inviate da vari cubani residenti in quella città, tra i quali Arnaldo Monzón Plasencia e Abel Hernández.
Il primo, già morto, era il padrone della catena di negozi Arnold Stores ed era stato coinvolto direttamente, come alto dirigente della FNCA, a vari atti terroristici contro Cuba. Hernández, residente a Cliffside Park e padrone del supermercato “Mi bandiera”, di Union City, aveva sborsato forti quantità di dollari per finanziare le azioni terroristiche del 1997. Le “donazioni” erano di circa 30.000 dollari nordamericani.
Secondo diverse fonti, il Gran Giurì ha interrogato varie persone per mettere in chiaro l’invio di denaro da New Jersey. Tra queste figurano Oscar Rojas e suo figlio José Alemán. Uno dei sospettati intervistati, Ángel Alfonso Alemán, membro della Commissione Militare della FNCA e dirigente del Coordinamento degli Ex Prigionieri Politici Cubani, aveva partecipato al fallito attentato contro Fidel a Isla Margarita, in Venezuela, durante il VII Vertice Ispanoamericano.
È stato ricordato anche come uno dei testimoni più ostili del torbido processo contro i Cinque Eroi. Come Basulto e altri, Alfonso Aleman si è rifiutato di dichiarare, avvalendosi del 5° Emendamento.
La prima cosa sospetta è che le fonti non segnalano l’implicazione dei membri della Fondazione Nazionale Cubano Americana (FNCA), residenti a Miami, alle attività di organizzazione e finanziamento degli attentati terroristici. Forse i sospetti e le colpe riveleranno che Monzón e Hernández sono gli unici capri espiatori?
Anche se Cuba ha offerto abbondanti informazioni su come le azioni terroristiche del ’97 e altre effettuate negli ’90, erano state finanziate dal Fronte Nazionale Cubano, l’ala paramilitare segreta della FNCA che ha coinvolto Francisco José "Pepe" Hernández Calvo, Alberto Hernández, Feliciano Foyo, Roberto Martín Pérez, Luis Zúñiga Rey, Horacio Salvador García Cordero e altri dirigenti della Fondazione, non appare in modo sospetto e non implica questi soggetti nella macabra trama terroristica.
Senza dubbio, se l’FBI è disposto a portare l’indagine fino alle ultime conseguenze, dispone non solo delle evidenze offerte da Cuba, ma addirittura delle stesse dichiarazioni di Posada Carriles offerte a vari giornalisti, tra i quali quelli del New York Times nel luglio del 1998.
I federali dispongono di un ampio dossier iniziato nel 1997, quando l’ingegnere guatemalteco Antonio Jorge Álvarez, che dirigeva le attività della ditta WRB Enterprises in Guatemala, aveva informato la detta agenzia sui piani di Posada per perpetrare attentati terroristici a Cuba.
Perchè – mi chiedo – i ricercatori non hanno contattato Álvarez per ampliare la loro indagine, se tutto sembra indicare che questi lavorava orientato dal FBI per spiare le attività di Posada con due impiegati della WRB Enterprises: José Francisco "Pepe" Álvarez e José Burgos?
Con le dichiarazioni di Álvarez, l’FBI ha saputo, collocando dispositivi di ascolto, che i tre coinvolti avevano cospirato reiteratamente per inviare cittadini falsi turisti, per introdurre esplosivi a Cuba e farli esplodere negli alberghi.
L’FBI ha anche scoperto l’illegittimo possesso, da parte dei coinvolti nei differenti momenti dell’indagine, di diverse quantità di esplosivi, etichettati come potenzialmente pericolosi. Una fonte confidenziale aveva consegnato agli agenti la copia di un fax che dimostrava i trasferimenti elettronici di denaro dal New Jersey per Posada Carriles.
Durante l’indagine l’FBI ha potuto controllare diversi documenti che hanno messo in evidenza i bonifici trasferiti con la Western Union dagli Stati Uniti al Guatemala e in El Salvador tra l’ottobre del 1996 e il gennaio dl 1998, per un totale di 19.000 dollari.
Oggi è chiaro che se l’FBI aveva controllato le attività della cellula terroristica centroamericana, integrata da Posada Crriles, José Francisco "Pepe" Álvarez, José Burgos, Francisco Chávez Abarca e altri, avrebbe potuto evitare l’ondata di bombe collocate negli alberghi cubani nel 1997. Poteva evitare che Raúl Ernesto Cruz León ferisse quattro persone negli alberghi Capri e Nacional il 12 luglio del 1997. L’FBI poteva evitare, se avesse agito come il caso meritava, la morte del giovane turista italiano Fabio di Celmo il 4 settembre del 1997. Sono passati alcuni mesi dall’inizio dell’indagine federale del Gran Giurì di New Jersy ma non sembrano di apparire risultati significativi. Il fatto più strano è che il FBI dispone di abbondanti prove.
Ci possiamo chiedere: Ma davvero gli Stati Uniti vogliono una volta per tutte processare Luis Posada Carriles?
Intanto, un padre italiano chiede giustizia
per suo figlio vilmente assassinato e Cuba aspetta, con dignità e con rabbia,
che finalmente sia fatta giustizia.
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